Oggi torniamo in Europa per farci raccontare, da una napoletana, la situazione in Olanda. Ce ne parla Sara, che lavora da tre anni a Rotterdam nel settore del trasporto merci e della logistica per una compagnia di shipping
Da quanto tempo non torna a Napoli?
Dalle festività natalizie, circa quattro mesi.
Prima dell’emergenza sanitaria tornava spesso?
Generalmente torno a Napoli in media ogni tre mesi. Avevo precedentemente programmato un weekend per trascorrere la Pasqua in famiglia, ovviamente non è stato possibile. Anche per la primavera avrei programmato qualche breve periodo da passare a Napoli ma al momento non ci sono notizie certe su quando sarà possibile spostarsi in sicurezza.

Può raccontare brevemente la situazione nel paese in cui vive?
La compagnia per cui lavoro ha da subito seguito le istruzioni del Governo olandese che invitavano a utilizzare sistemi di lavoro da remoto, il cosiddetto home working, in tutti i casi applicabili e si procederà così fino almeno al 28 aprile. Anche qui scuole, pub e luoghi di ricezione sono chiusi e tutti i concerti le feste e i festival sono annullati fino al 1° giugno. Tuttavia negozi e aziende rimangono aperti ed è consentito spostarsi anche senza giustificata causa, ma sempre rispettando le norme per evitare gli assembramenti (non oltre tre persone) e le distanze individuali (minimo 1,5 metri). È stato soprannominato “smart lockdown”.
La percezione dell’emergenza è stata, quindi, diversa in Olanda rispetto all’Italia?
Queste misure si sono concretizzate dopo un iniziale scetticismo del governo olandese che, come quello britannico, auspicava l’immunità di gregge. Ad oggi, chi ha sintomi viene tenuto a casa il più possibile e i ricoveri avvengono solo nei casi più gravi, per evitare di far ulteriormente pressione su un sistema sanitario già affaticato. Se le misure restrittive hanno tardato ad arrivare, (lockdown circa due settimane dopo quello annunciato dall’Italia) lo stesso non si è verificato per quelle economiche. Già il 17 marzo il governo olandese ha preso misure per circa 20 miliardi di euro per sostenere i lavoratori autonomi e le imprese tramite regimi fiscali agevolati e agevolazioni creditizie. Si dovrebbe tradurre per imprese e partite IVA in una copertura di circa il 90% delle spese.
Come vede da lì l’emergenza in Italia e a Napoli in particolare?
La situazione si è trasformata drammaticamente e velocemente da seria a grave, anche se al Sud meno che al Nord. Non bisogna però abbassare la guardia dal momento che non godiamo a Napoli delle stesse strutture e strumenti che sono più accessibili nelle regioni del Nord e che affronteremmo una simile ondata in maniera ancora più difficile. Da sempre ci contraddistinguono valori di solidarietà e abbiamo diverse eccellenze. Mi piace a questo proposito ricordare con orgoglio partenopeo il Cotugno, un ospedale modello elogiato anche da Sky UK per la cura dei pazienti Covid19.
Che differenze nota con la situazione del paese dove vive?
In Olanda, a differenza dell’Italia, gli spostamenti interni non sono vietati, non c’è bisogno di alcun documento per spostarsi, non è vietato lo sport all’aperto, negozi e aziende sono ancora aperti. Solo determinati settori sono stati costretti alla chiusura forzata. Vigono comunque delle regole per le distanze sociali e il divieto di assembramento.
Pensa che quest’emergenza possa cambiare le abitudini di chi vive all’estero in relazione alla possibilità di mantenere i rapporti con la sua città?
Mi auguro che nel giro di qualche mese possa tutto risolversi e che possa tornare Napoli come prima della crisi. Tuttavia questo è un periodo difficile anche per le politiche e gli equilibri internazionali. Questa crisi sta minando alcuni precedenti approcci all’idea di Unione Europea e di solidarietà fra gli Stati. In ogni caso sono ottimista, auspico che la crisi che stiamo attraversando sia una grande opportunità per l’Unione Europea.
Dalle informazioni che ha, crede che l’Italia possa uscire prima dall’emergenza del paese in cui vive?
Stando agli ultimissimi dati sembrerebbe che in Italia vi sia un trend positivo, questo grazie alle misure di contenimento applicate e al potenziamento in alcuni casi del sistema sanitario. Sono quindi fiduciosa e penso che presto vedremo la luce in fondo al tunnel. Nonostante i ritardi nell’applicazione del lockdown mi auguro che anche in Olanda possiamo uscire da questa situazione di emergenza quanto prima.