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Un giorno sapremo… ma sappiamo già

Foto SSC Napoli

Kvara dice, “un giorno vi racconterò tutto” e lo fa con il tipico video piuttosto pacchianotto, come è ormai prassi per gli addii ad uso instagram dei calciatori. Un video cucito ad arte in modo pericolosamente somigliante a quello di un prediciottesimo da batteria. Musica emozionale, panorama mozzafiato per bontà divina, sguardo nostalgico d’ordinanza, passeggiata in slow motion sotto la pioggia, nonché abuso del nome di Maradona (ma su questo fronte non si tratta del primo e purtroppo neanche dell’ultimo). Resta qualche dubbio sull’altrettanto tipico tocco “voce rotta dall’emozione”, ma questo è prevalentemente dovuto alla scelta di parlare in georgiano rendendo impossibile comprendere se certi suoni gutturali fossero accenti tonali del Caucaso o singulti strozzati.

Torniamo a quel raccontarcelo “un giorno”.
Perché? Perché non ora?
Magari per alimentare il vociare scomposto e sconnesso di quella frangia sempre più sparuta ma sempre molto rumorosa che vuol affibbiare alla società delle responsabilità di comportamenti discutibili dal punto di vista della gestione del capitale umano e finanziario? Il problema non è tanto la scorrettezza dell’andare via a metà di un campionato in cui siamo primi in classifica, il problema è scegliere deliberatamente di fare qualcosa che possa minare la serenità di una piazza che vive un momento di esaltazione.

A molti di noi e apparentemente a quasi tutti i compagni di squadra, non frega quasi nulla della “dipartita”. Diciassette partite su venti giocate. Solo quattro per 90 minuti, dieci da titolare sostituito, tre da riserva subentrante: non esattamente il profilo di un top player irrinunciabile. Nelle volte in cui è sceso in campo si ricordano forse 2 partite in cui è stato determinante per il risultato. Questo per dire che non solo c’è chi ha fatto meglio al posto suo, visto che siamo primi in classifica, ma che è sempre stato evidente che in questo Napoli fosse un alieno. Capisco la gratitudine di chi vuole attribuire un valore sentimentale alla sua presenza a Napoli, capisco molto meno chi oggi parla di errore della società, che spesso sfocia nell’immane puttanata del troppo tergiversare del presidente nel rinnovargli il contratto, visto che sono 14 mesi che le due parti si incontrano a cadenza mensile per parlarne, pur non essendo questo per nulla un atto dovuto ad un calciatore sotto contratto quinquennale.

In conclusione, non so cosa Kvicha voglia raccontarci “un giorno”. Di sicuro “un giorno” noi racconteremo a lui che siamo andati avanti anche senza i suoi meravigliosi guizzi. Gli racconteremo anche l’orgoglio di aver dato ad un ragazzino georgiano sconosciuto la possibilità di diventare un fuoriclasse famoso in tutto mondo. Magari chissà, gli racconteremo anche che nell’anno della sua partenza improvvisa e del suo videosaluto (in georgiano nonostante tre anni trascorsi a Napoli), ci rimanga qualcosa di indimenticabile, che sia un nuovo scudetto o soltanto essere quelli che hanno visto Maradona, quello vero

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