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Squalifiche inutili e macchie indelebili

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Squalifiche inutili e macchie indelebili

sulla giustizia sportiva e sulle ipocrisie morali

La squalifica di Hakan Chalanoglu alla prossima giornata di campionato, al netto dei pur legittimi dubbi che manifestano con più o meno complottismo i colleghi tifosi del Napoli per la sospetta concomitanza con una partita “comoda”, è una immane fesseria. Il fatto che il calciatore sia coinvolto nello scandalo dei rapporti tra criminalità organizzata e tesserati delle due squadre della “capitale morale d’Italia” [sic] ha di certo una valenza molto importante per la credibilità di queste due società e questa va decisamente oltre il tifo e la simpatia che si può provare per le due compagini. Si tratta “solo” dell’ennesima dimostrazione che tutto è inquinato dal malaffare e che la lotta alla mafia è anestetizzata da una politica e da una società civile sempre più piegate a dinamiche clientelari ed alla corruzione endemica. Dicevamo della squalifica del regista dell’Inter. Da tifoso azzurro non ne comprendo il senso e soprattutto attribuisco alla pretesa di sanzioni più pesanti per lui, richieste a gran voce dai nostri tifosi e da tutti quelli storicamente “nemici” della sua squadra, un valore puramente opportunistico. Per chiarire la posizione personale, mi hanno fatto venire l’arrevuoto di stommaco anche le sommosse popolari che chiedevano con veemenza la squalifica a Lautaro per le (inequivocabili) bestemmie tirate in campo in una delle ormai parecchie partite in cui i nerazzurri hanno perso punti preziosi nella lotta scudetto. Nello specifico dei due casi cui si fa cenno, ritengo che l’influenza sulle faccende di campo sia inesistente.

Nel caso di Chalanoglu si tratta di dinamiche che in alcun modo influiscono sul risultato sportivo (come può essere un calcio in bocca ad un avversario o una scommessa piazzata da un tesserato su una partita dello stesso campionato cui si presta la propria opera). Parlare al telefono con qualche criminale per consentirgli di fare bagarinaggio è una porcata immane, una violazione della legge ed una violazione dell’etica sportiva ma non c’è nulla che infici in qualche modo il regolare svolgimento delle gare del Campionato di Calcio di Serie A. Per non parlare del bestemmione tirato dal Toro Martinez. Qui siamo proprio al bigottismo puro. A parte che vorrei comprendere la differenza morale tra una bestemmia ed una parolaccia, senza dover necessariamente ricorrere al legame (tutt’altro che universale) con i Testi Sacri. Perché posso dire liberamente “porca troia” e non “porco [divinità a scelta]”? Forse perché nel doppio sinonimo di femmina del maiale, la povera bestia ha meno probabilità di offendersi? Oppure, nel caso dell’utilizzo nell’accezione di “donna di facili costumi” posso riferirmi alla poveretta violandone liberamente la dignità, sol perché la signora ha fatto scelte che vanno fuori dagli schemi della pubblica morale? E poi ancora, perché posso dire “porco zio”, “porca madosca”, “ziocane” senza passare per la forca di Mefisto, lasciando fingere a tutti gli uditori che queste espressioni non si riferiscano per via direttissima al Padreterno e alla Vergine Maria? Fuori dalle inutili elucubrazioni, chi viene danneggiato se Lautaro o chiunque altro spara un moccolo apocalittico? Lui e solo lui. La bestemmia, così come la parolaccia, sono fini a sé stesse e ledono solo chi le pronuncia a voce alta, in particolare ne fanno una persona rozza e maleducata in misure variabili e dipendenti dal contesto. Bestemmiare in una chiesa silenziosa è una mancanza di rispetto per il luogo e quello che rappresenta, ma tirare giù l’Altissimo se sbatti col mignolino del piede sullo spigolo del comodino nella solitudine della tua stanza, potrebbe essere facilmente considerato un presidio medico chirurgico, il farmaco analgesico di primo soccorso e dovrebbe essere riconosciuto come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.

Quindi? Cosa resta? Resta che le squalifiche (e per certi versi anche le penalizzazioni) andrebbero comminate solo nel caso in cui i comportamenti possano generare iniquità sportiva diretta: in sostanza quelli in grado di viziare i risultati del campo. Corruzione, minacce, scommesse, doping, bilanci truccati (insomma, vedasi curriculum Juventus FC per avere la lista completa). Soprattutto resta il patteggiamento. Una traccia indelebile nonché l’ennesima dimostrazione di spregio delle regole ed una ammissione di colpa che assurgerà ad argomento tombale in qualsiasi pretesa di verginità dell’FC Internazionale Milano. Nei casi di specie, bene si è fatto a non squalificare Lautaro anche se la motivazione per farlo fosse grottesca (“manca l’audio”); nel caso di Chalanoglu e della sua telefonata con Ferdico, a Napoli si direbbe “a chi ha cacat’ ‘o cazz’?”.

Ebbene sì, sono uno di quelli che fa un copioso uso di maleparole. Ma lo faccio esclusivamente nelle cose che scrivo perché trovo il farlo catartico e molto spesso funzionale alla narrazione. E chi non ama il linguaggio può semplicemente decidere se leggere o meno ciò che scrivo. Diverso è il pronunciare parolacce e bestemmie a voce forzando chi è presente ad ascoltare qualcosa che potrebbe essere disturbante. Decidere se ascoltare il turpiloquio deve essere una scelta. Godere di uno spettacolo di stand-up di Ricky Gervais, di un disco degli Squallor, di un libro di Irvine Welsh e di ogni forma di politicamente scorretto, se fatto come atto volontario, è un arricchimento, una chiave di lettura del mondo. In una parola, è Cultura.