Se fossimo in tempi normali adesso staremmo a commentare le contemporanee sconfitte di Milan e Verona che proiettano il Napoli in solitudine a caccia della Roma e quindi del quinto posto.
Ma che senso ha tutto questo? C’è il rischio fondato che il campionato domani si fermi definitivamente e queste considerazioni lasciano il tempo che trovano.
Per la verità il campionato ha corso il rischio di fermarsi già ieri, alle 12.30, quando sarebbero dovute scndere in campo Parma e Spal. C’è stato l’intervento del ministro Spadafora, che aveva ripreso le argomentazioni di Tommasi, il presidente del sindacato dei calciatori. Ma le due società, in contatto con le Lega, hanno deciso di giocare ugualmente e poi a cascata sono state giocate tutte le altre partite.
Ma subito dopo il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora è intervenuto nella trasmissione “Quelli che il calcio” affermando di essere contro la scelta della Lega di non sospendere il campionato di calcio: “Non condivido la scelta della Lega Serie A di giocare. L’emergenza sanitaria non finirà tra qualche giorno, ma solo con responsabilità di ciascuno. Potrebbero esserci conseguenze sul campionato, ma il calcio poi riprenderà come e meglio di prima quando sarà finito tutto”.
Alle parole del ministro ha fatto subito seguito un durissimo comunicato dell’Aic, l’associazione italiana calciatori, a nome di Tommasi: “I campionati vanno fermati. Il segnale che le istituzioni sportive danno è pessimo. È pericoloso viaggiare da e per le zone rosse, è pericoloso giocare a calcio, è pericoloso salutarsi. Le squadre oggi stanno purtroppo scendendo in campo per dovere nei confronti di chi non ha il coraggio di decidere che il calcio non può avere deroghe contro il Coronavirus”. Questa la nota con la quale l’Assocalciatori ha ribadito la sua posizione in merito all’emergenza Coronavirus. “Martedì ci sarà il consiglio federale – conclude l’Aic -, ci aspettiamo una cosa sola, la sospensione dei campionati fino a quando non ci saranno le condizioni per giocare”.
Ovviamente se la Lega, fedele al suo atteggiamento che mutua dall’irresponsabilità dei presidenti (soprattutto di alcuni, quelli che non volevano giocare a porte chiuse) sbaglia, non si può dire che l’Assocalcialtori appaia in questo momento più lungimirante, quando sostiene la necessità della sospensione “fino a quando non ci saranno le condizioni per giocare”. Un assurdo, Tommasi deve essersi fatto prendere la mano anche lui dall’eccezionalità del momento. Sospendere, come è giusto, il campionato, significa automaticamente decretarne la fine definitiva per questa stagione. Se non si riesce a trovare un buco per far disputare la semifinale di Coppa Italia fra Napoli-Inter come può pensare Tommasi che il campionato possa recuperare due, tre, quattro o cinque giornate, ammesso che il virus decida entro un mesetto di rendere grazia agli italiani e al mondo intero?
Intanto una voce netta arriva anche da un calciatore in questo momento sugli scudi, Petagna.
La Spal ha vinto il derby emiliano contro il Parma grazie proprio alla rete decisiva di Andrea Petagna. Ma l’attaccante (che è di proprietà del Napoli) finita la partita si è lasciato andare ad uno sfogo con un post su Instagram: “Oggi abbiamo giocato, siamo scesi in campo e ce l’abbiamo messa tutta. Ho anche segnato ma oggi nessuno ha vinto. In questo momento di difficoltà il calcio deve essere messo da parte. La salute di tutti al primo posto. Poi torneremo a giocare.