L’analisi. Meno pressioni sui giocatori e fiducia anche alle riserve: così mister Ancelotti ottiene il massimo da tutti i calciatori e può fare turnover
Umiltà e concentrazione, come alla vigilia della gara contro il Liverpool, questo avrà predicato e chiesto Ancelotti agli uomini che aveva deciso sarebbero scesi in campo contro il Sassuolo, e quelli sono stati gli ingredienti indispensabili per centrare la sesta vittoria in campionato, la quarta su quattro gare al San Paolo. Non era partita facile quella contro gli emiliani alla ricerca del riscatto dopo l’opaca prestazione contro il Milan e Ancelotti, rispetto alla formazione schierata contro il Liverpool, ha operato non un semplice turnover ma una vera e propria rivoluzione mandando in campo ben otto undicesimi diversi e confermando i soli Ospina, Albiol e Koulibaly. La vera differenza, in campo ma soprattutto fuori, l’ha fatta ancora una volta l’esperienza, la serafica tranquillità con cui Ancelotti, ormai è chiaro, riesce a motivare tutti i componenti della rosa accompagnandola a intuizioni di squisita valutazione e sensibilità tecnico-tattica. La mossa di Ounas attaccante puro ad affiancare Mertens è stata l’ennesima dimostrazione delle conoscenze di uomini e giocatori che il tecnico possiede. “Il trucco c’è ma non si vede”. Fiducia a tutti, soprattutto nelle gare con un coefficiente di difficoltà alla portata degli uomini a disposizione, di modo che i titolarissimi, che esistono sempre, in stagione giocheranno trenta, trentacinque partite, quelle toste, senza il rischio di sfiancarsi contro formazioni di seconda e terza fascia. Evita ansie e nervosismi Ancelotti, sapendo che chi va in campo darà il massimo per nuove conferme. È successo così anche contro il Sassuolo di Roberto De Zerbi, che forse s’aspettava un Napoli stanco, magari anche mentalmente, dopo la fatica infrasettimanale ed è invece rimasto disorientato dalle scelte di Ancelotti, faticando a trovare i punti di riferimento sui quali costruire la partita, con gli esterni imprecisi e le mezze ali poco incisive nel ribattere il pressing degli azzurri. Senza strafare, anzi fallendo diverse occasioni, il Napoli ha conquistato tre punti importantis simi per tenere viva una condizione non solo atletica ma soprattutto mentale che autorizza speranze e può convincere gli azzurri che il discorso tricolore rimane apertissimo con 30 gare ancora da giocare. Al Napoli servivano equilibrio e pazienza, soprattutto dopo gli intermezzi europei, e Ancelotti ha forse trovato la chiave giusta per tirare fuori il massimo dall’organico a disposizione che, lo ribadiamo per l’ennesima volta, non è al livello di quelli del Real Madrid, del Bayern e del Chelsea con i quali ha vinto in Europa, ma in Italia può aspirare benissimo ad un ruolo di primo piano potendosi ben giocare anche le sue chances in Champions League. Ounas, Rog, Verdi, Diawara e Malcuit, mandati in campo contemporaneamente, hanno dimostrato di poter reggere l’impatto con il campionato italiano interpretando bene il copione che Ancelotti intende recitare di volta in volta, in barba a schemi stantii e numeri che lasciano il tempo che trovano, puntando sull’umile ma sempre validissimo “Tutti per uno, uno per tutti” applicato con calma, saggezza, lucidità e soprattutto fiducia incondizionata in chi va in campo. Questo il cocktail segreto, ma non troppo, per un Napoli autorevole e vincente cui Ancelotti sta cercando di cucirgli addosso non uno ma più vestiti in cui maturità, autostima e convinzione sono la… stoffa adatta e migliore per far lievitare un gruppo già sano e moralmente integro da diverse stagioni che sta mettendosi a completa disposizione del tecnico di Reggello. Senza intonare canti di gloria e di vittoria, il Napoli deve pensare alla sua strada che, dopo la vittoria sul Liverpool è improvvisamente allettante anche in Champions. Quello prossimo diventa il mese del massimo sforzo sia in Italia che in Europa e questa squadra, senza azzardare promesse di sfracelli, è ancora in gioco completamente. Nonostante la mini fuga juventina, il campionato resta incerto. Non avere un solo avversario forte, avvantaggia non poco la Juventus, ma il fatto che coinvolga squadre non tradizionali a battersi per un posto in Champions autorizza a pensare che qualche passo falso dei bianconeri è sempre possibile anche se Agnelli e Allegri pensano più a vincerle tutte che non a finire imbattute le 38 partite. Il Napoli, per ora, resta, ad onta dei soloni estivi, la più autorevole candidata al ruolo di competitor con buone possibilità anche in Champions. Ad inizio stagione non sono sicuro che molti, tra tifosi e addetti ai lavori, avrebbero immaginato un Napoli in questa posizione di classifica e con nuove certezze tattiche e di conoscenza calcistica dopo la “grande bellezza” che resterà per sempre negli occhi e nei cuori dei tifosi ma sovente impediva ai singoli di giocare un calcio più “umano” legato non solo a movimenti e giocate “studiate” e ripetute più e più volte ma libero di esprimersi in libertà con l’aiuto di tutti e con meno pressioni mentali. Così Ancelotti ha conquistato i suoi giocatori e, lentamente, sta conquistando anche il cuore dei napoletani, non più “orfani” di una idea di calcio che non poteva e non può essere l’unica per lo sport più bello e popolare e opinabile del pianeta. Ancelotti, a modo suo, ci sta regalando nuove e diverse emozioni.