La notte del San Paolo, anche senza vittoria, ha comunque rilanciato l’immagine di un Napoli che vuole rimuovere le incertezze e gli insuccessi di una stagione sin qui assai tormentata in campionato. E se il Napoli vuole tornare tra le “grandi” deve rinascere con dei valori, con dei principi. In questo ambito mi sembra che Gattuso abbia tracciato con chiarezza il suo modo di essere, di lavorare, di agire. Ha sempre parlato chiaro, in modo diretto, urbi et orbi. Ha recuperato la voglia “matta” di Insigne di essere protagonista da azzurro “dentro”; ha riportato sulla terra Allan, sgridandolo e punendolo come un buon padre di famiglia, chiedendogli sacrificio e sudore in allenamento. Ha aperto ad Ospina ed Hysaj senza remore ed ha “chiuso” per il momento a Meret e Lozano, due degli investimenti più importanti della società nelle ultime due stagioni. lo ha fatto senza nascondersi, umilmente ma risoluto. Ringhio ha rimesso ordine, se possibile, portando il suo carattere, la sua grinta e, perchè no, anche il suo carisma di antico gladiatore, facendosi “sentire”, dopo averli ascoltati, da qualche ragazzotto troppo fumantino e capriccioso e forse persino sopravvalutato. Ha cominciato in silenzio, sta lavorando sodo, quasi da manager, anche “contro” alcune scelte, per ora non felici, fatte dalla società in sede di mercato. Il tecnico sapeva, e lo ha detto diverse volte, di avere a disposizione gente di qualità; che però andava riorganizzata strutturalmente.
Gli innesti di gennaio, anche se Lobotka s’è visto poco finora, lo hanno aiutato a far uscire la squadra da quella specie di “fabbrica di San Pietro” che era diventata, senza certezze né punti di riferimento.
Un lavoro non da poco che sta facendo con onestà intellettuale nell’interesse del Napoli, pur trovandosi in un Napoli, inteso come società, che non sempre è stata vicino ai suoi allenatori, soprattutto se lavorano… controcorrente.
Tocca a lui, deve toccare a lui e alla squadra evitare un Napoli bifronte e renderlo unico, compatto e sinergico. Se non proprio in simbiosi totale con la società, almeno in campo. Anche se solo da “traghettatore”- come venne quasi etichettato, speriamo involontariamente, da De Laurentiis in sede di presentazione – ce la può fare. E la stima e le capacità del tecnico cresceranno insieme a quella per l’uomo che, ci auguriamo, continui a fare dell’umiltà e del carattere le sue armi migliori per meritarsi una conferma non ancora scontata.