Rrahmani e Lobotka: Gattuso li aveva ignorati e sembravano due giocatori persi alla causa del Napoli (e di Adl)
Rino Gattuso a Napoli non è stato fortunato. In fondo all’ultima giornata di campionato per un misero gol ha perso il quarto posto e la qualificazione Champions. Esattamente come era avvenuto quando sedeva sulla panchina del Milan. Ma al di là di questa considerazione e degli indubbi meriti che pure gli vanno riconosciuti (risveglio della squadra dal torpore di Ancelotti, rilancio di Lozano) occorre anche riconoscere che certe “fisime” (comuni peraltro a tutti gli allenatori) hanno provocato, viceversa, solo danni.
Come si possono giudicare, ad esempio, gli accantonamenti pressoché totali di Rrahmani e Lobotka? Eppure lo stesso Gattuso non era certo un allenatore alla Sarri, che partiva con quattordici giocatori e con gli stessi arrivava al fine campionato. Ricorreva spesso al turn over ed alternava i suoi uomini. Tutti tranne Rrahmani e Lobotka, però. Il primo era stato strappato al Verona nella sessione di mercato invernale. Il Napoli lo aveva lasciato in prestito ai veneti e lo aveva poi regolarmente inserito in rosa con il ritiro di luglio 2020. Rrahmani era reduce, con Kumbulla e Amrabat, da una strepitosa stagione agli ordini di Juric e tutto lasciava presagire che, considerato anche il prezzo di acquisto di soli dieci milioni, potesse trattarsi di un affare.
Ma il ragazzo, tranne qualche breve apparizione in precampionato, finì invece per languire miseramente in panchina. Nemmeno i cinque minuti finali a risultato già acquisito. Nel dimenticatoio. Un mistero. Poi da gennaio, con le costanti frequentazione dell’infermeria da parte di Manolas e con qualche, seppur rara, defezione di Koulibaly, fu necessario gettarlo nella mischia. Un esordio disastroso, caratterizzato da uno sciagurato retropassaggio, sembrava dover dar regione alle perplessità di Gattuso. Era chiaro che il giovane kosovaro, finito ultimo tra le riserve, s’era demotivato. Solo nel finale del torneo mostrò qualche timido bagliore. Rimandato, insomma. Ora con Spalletti la musica è cambiata. Fiducia piena sin dalle prime battute, Rrahmani, indipendentemente dagli infortuni che hanno contraddistinto Manolas anche quest’anno, è diventato un perno insostituibile della difesa azzurra.
Ma la sorpresa più positiva di questa prima parte del campionato è rappresentata dal rilancio di Lobotka, l’ex oggetto misterioso. De Laurentiis nella sua ultima intemerata, riferendosi evidentemente allo slovacco, ha detto che Spalletti è il migliore dei suoi allenatori perché sfrutta tutti gli uomini a disposizione ed ha fatto apparire un acquisto che sembrava “farlocco” invece come un acquisto “gagliardo”. Lobotka non è stato molto fortunato perché proprio nel momento in cui si era conquistato un ruolo di titolare è incappato, per due volte, in infortuni lunghi e delicati.
Il giocatore è però ricostruito anche nel morale, ha dimostrato importanti doti da regista puro e certamente darà il suo contributo di qui alla fine del torneo. Con buona pace di De Laurentiis, che appunto non teme più di aver buttato venti milioni per assicurarsi le sue prestazioni.