L’ex allenatore. La pagina “Sarrismo-Gioia e Rivoluzione” ed il gruppo chiuso “Soviet Sarrista” contano centomila iscritti.

Riceviamo e pubblichiamo uno scritto firmato dai membri della Pagina Facebook denominata “SarrismoGioia e Rivoluzione” che conta anche il gruppo chiuso intitolato “Soviet Sarrista”. In queste righe, spiegano ai lettori del nostro free press “Napoli” il motivo che li ha portati a continuare a seguire “il comandante Sarri”, colui che nelle tre stagioni azzurre è riuscito a conquistare il cuore dei napoletani non solo perché nato a Napoli e profondamente innamorato della città e della sua gente, ma anche e soprattutto per il suo essere un rivoluzionario che è andato contro il “Palazzo”, scagliandosi contro gli arbitri, contro l’acerrima nemica Juventus e rompendo gli schemi in tutti i sensi, sia in campo che nelle interviste post partita.

Il tutto nell’interesse del suo Napoli. E dei napoletani.


Oltre il Palazzo. «Questo Napoli mi ha fatto ricordare il mio primo Napoli, quando lottavamo per evitare la retrocessione e questa è la mia grande paura». Maradona, settembre 2015.

L’arrivo di Maurizio Sarri a Napoli, da Empoli, porta con sé molti dubbi, non solo del Diez ma della maggioranza dei tifosi. Eppure, del Napoli sarrista, parlerà l’Europa. Mozziconi tormentati, occhiali spessi e tuta: la bellezza dei ritmi alti, gioco di posizione e gegenpressing. Squadra operaia. In Sarri non c’è solo l’allenatore geniale dagli schemi
ossessivi, ma un difensore di Napoli in un sistema scolorito e noioso. Record e ricerca della bellezza, un palazzo da prendere; Napoli sposa il Sarrismo, la rivoluzione. Dopo l’abbraccio e le scuse di Diego, l’amore indissolubile. Il sarrismo è storia. La gioia, collettiva. È gioia collettiva straripante: crescere a Pino Daniele e Maradona, le partite alla radiolina, il silenzio interrotto solo da un goal!; via la solitudine della radio, spazio allo stadio felice. Poi, voci che si rincorrono: “Sarri resta, Sarri va via, il Presidente non lo vuole da mesi”. La paura si trasforma in azione. Il popolo delle 4 giornate reagisce: “oltre il palazzo”, una petizione online per la permanenza del Comandante; gli striscioni d’amore recitano “Sarri uno di noi”; un video che spopola, #iostoconsarri. Eppure il momento arriva, Sarri non sarà più l’allenatore; il popolo delle 4 giornate rimane attonito e sgomento, un attimo solo; ciò che è stato diventa più forte, l’amore si sedimenta e cristallizza nel sarrismo. Sarrismo, la cui fine non viene sancita dall’inchino di Maurizio Sarri alle curve durante l’ultima di campionato; la Treccani, nello scorso settembre, inserisce la parola tra i neologismi del 2018. La più autorevole delle istituzioni linguistiche italiane ha dimostrato che il Sarrismo esiste anche se Sarri non allena più la squadra partenopea. Un giornalista inglese, James Richardson, interroga l’ormai allenatore del Chelsea sul significato di questo lemma: «Non te lo so neanche spiegare. Molto probabilmente loro (Sarrismo – Gioia e Rivoluzione) sono riusciti a capire più a fondo di me stesso la filosofia che c’è alle spalle». Come tutte le idee migliori non è chi le crea a doverle interpretare, ma il popolo a cui si rivolgono.

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