DILEMMA: Finalmente è cominciato il ciclo della verità, quella mini-serie di partite che dovrebbe dimostrare una volta per tutte (o ancora una volta, a seconda dei punti di vista) che Antonio Conte è un allenatore di un’altra categoria. A dirsela tutta, le prime fasi della partita con l’Empoli non sono sembrate esattamente l’irrefrenabile progressione sulla pista di decollo del vettore iperfotonico pronto al balzo verso l’eternità, ma piuttosto lo spiritiamento di un Garelli VIP monomarcia alimentato ad amianto liquido.
BENE: ma non benissimo. Nella visione irriducibilmente ottimistica di questa rubrica, non sminuiremo quella che è sembrata quasi a tutti come la chiave di volta di una partita gagliarda. Lukaku ha fornito una prestazione maiuscola ed è stato impeccabile in quello che ha fatto. Il punto è che l’incertezza su cui galleggia la squadra nei momenti di bonaccia, dipendono quasi sempre dai suoi passaggi a vuoto o, nel migliore dei casi, dal suo essere attendista in uno schema che diventa sempre più prevedibile. Ha una abilità impareggiabile di fare da sponda e di smistare palloni illuminanti, ma troppo spesso questa cosa, da sola, non è sufficiente a generare gol, o quanto meno non lo è abbastanza, essendo praticamente l’unica fonte di approvvigionamento al bottino di segnature della squadra. Avessimo degli esterni, come quelli del passato recente, capaci di andare in doppia cifra, si potrebbe dare una dignità maggiore al suo contributo alla causa (Lautaro ha il suo stesso numero di gol ma ha Thuram che quest’anno di reti ne ha segnate più di lui). Il problema è che Neres e Politano per motivi diversi e pur facendo bene, quest’anno sono particolarmente stitici, tanto che i realizzatori più prolifici sono due centrocampisti che non hanno mai avuto il gol nella propria cassetta dei ferri del mestiere. Quindi, a costo di essere ripetitivi, benissimo Lukaku ma per il futuro serve un bomber. Considerato che Cavani, Higuain, Mertens e Osimhen non possono essere stati semplicemente il frutto di botte di culo della dirigenza, avremo bisogno certamente di tutte le abilità di Manna affinché si aggiunga un quinto nome a questo quartetto, capace di 420 gol in 15 anni senza interruzioni. Perché quella di Lukaku, con tutto il bene, è un’interruzione.
PRESENTI: Abbiamo capito che il bel gioco non è di questa parrocchia con questo parroco, così come abbiamo capito che quest’anno, assistere ad una partita, ad una qualsiasi partita, che sia contro la prima o contro l’ultima, non mette mai al riparo dal rischio delle fiamme degli inferi per blasfemia. Quello che è ormai evidente è che stuorto o muorto, stiamo riuscendo contro ogni aspettativa iniziale a giocarci un titolo con una squadra decisamente più attrezzata della nostra. L’impresa è ancora titanica nonostante la classifica parli della differenza di una sola vittoria ed il calendario intoni canti celestiali per il Napoli e rutti brutal death metal per l’Inter. Vincerle tutte contro le sei squadre che ci restano da affrontare, che a parte il Torino occupano la parte più infima della classifica, sembra tutt’altro che un’impresa impossibile, ma se pure fosse portata a compimento, potrebbe non essere sufficiente. Certo, loro hanno Bologna, Roma e Lazio, ma sono tecnicamente di una categoria superiore anche di queste squadre, anche quando queste sono nei loro momenti di maggiore esaltazione e nel pieno marasma della lotta alla qualificazione nella massima manifestazione continentale, che le vede coinvolte tutte con le stesse probabilità di successo. Poi hanno la Champions e la Coppa Italia, ma queste sono tutt’altro che delle complicazioni, anzi. Se c’è un modo per tenersi in gran forma è quello di giocare ogni tre giorni. Per noi invece, stare sul pezzo giocando ogni sette giorni è difficile, inoltre abbiamo perso Juan Jesus… vabbuò, ci siamo capiti…