AUTODETERMINAZIONE: da sabato sera ad oggi, credo di aver riguardato l’esultanza di Philip Billing almeno un paio di centinaia di volte e credo che continuerò a farlo a loop ancora per il resto della settimana. Lo trovo terapeutico, davvero. La vita è complicata quasi per tutti, anzi in fondo credo lo sia proprio per tutti, indistintamente. Quello che serve sono iniezioni di serotonina che si ottengono con botte di felicità, di solito direttamente proporzionali alla capacità del portafogli (vacanze, vestiti, auto etc.). In sostanza e manco a dirlo, più denari hai e più puoi chiavarti in corpo l’anestetico naturale che serve per placare i cazzi che con coreografie più o meno acrobatiche, ti danzano ineluttabilmente nel sedere.
Gli anestetici a buon mercato sono molto rari, quasi introvabili sono quelli a costo zero. La gioia pura che ha dato Billing al popolo dei tifosi napoletani di ogni angolo del mondo è stato un siringone di benessere estemporaneo, di quelli che ti possono svoltare una settimana. Ed è stata totalmente aggratis. E che da quel gol sia scaturito un “semplice” pareggio vale il “CHI SE NE FOTTE” più grande del cosmo. D’accordo che dobbiamo cambiare mentalità, d’accordo che dobbiamo abbandonare la sudditanza che ormai è più parte della nostra indole di napoletani che desiderio di chi è altro da noi, d’accordo che dobbiamo respingere quel complottismo e quel vittimismo atavico per ottenere finalmente l’autodeterminazione che ci trasformi negli unici padroni del nostro destino, il che rappresenterebbe una vera svolta culturale ma… in questo caso, gioire per qualcosa che non rappresenta un buon risultato e nemmeno un risultato giusto, non è una dimostrazione di sudditanza, ma di consapevolezza di essere in grado di contrastare ingiustizie e soprusi con la sola forza di volontà.
MONETINA: mi spiace deludere ma quando parlo di ingiustizie e soprusi il riferimento non è agli arbitri che ci penalizzano. Premesso che non credo che questo avvenga in assoluto, credo soprattutto nel fatto che gli episodi contrari che ci riguardano non accadano per dolo e per contrasto alla nostra appartenenza territoriale. Al massimo ritengo che la caterva di errori sempre più clamorosi dipenda da due fattori: una mediocrità diffusa ed ormai strutturale della categoria arbitrale e delle regole scritte con i piedi, sporchi, micotici e maleodoranti del cucuzzaro mondiale del calcio. Il rigore non dato al Napoli per il fallo di Dumfries è scandaloso ed i segni delle unghie sugli specchi per negare l’evidenza di questa cagata imperdonabile da parte dell’AIA, della Federcalcio e di molta stampa (che ha, quella sì, una componente di malafede piuttosto ragguardevole), sono ancora più disgustosi, ma chi ha un briciolo di onestà intellettuale e vuol fare il tifoso senza distaccarsi dalla realtà, sa bene che nella stessa partita c’è stato un fallo di McTominay che 9 arbitri su 10 avrebbero punito col rigore, così come c’è stato un fallo di Rrahmani che avrebbe meritato un cartellino giallo a partita appena iniziata con tutte le conseguenze che una cosa del genere avrebbe comportato. Quindi no, il rigore non dato non è stato un favore fatto all’Inter per penalizzare il Napoli nella lotta scudetto. Piuttosto è stata la ennesima dimostrazione rilucente di quanto gli arbitri italiani siano delle mezze seghe e che tutta la categoria si sia completamente incartata. Il VAR, uno strumento che doveva trasformare ogni dubbio in un fatto oggettivo, si sta progressivamente trasformando in una sorta di monetina che dà al “sì” e al “no” lo stesso valore di un “testa” o “croce”.
INGIUSTIZIA: Per tornare al punto di partenza, quando si parla di ingiustizia e sopruso, si parla di qualcosa di diverso. Nello specifico del fatto che in un sistema funzionante, chi ha una situazione societaria come quella dell’Inter, dovrebbe giocarsi la retrocessione con calciatori di rincalzo e non essere al top dei campionati da anni, pagando cartellini e stipendi con soldi che non ha. Questa cosa è immorale ed è, questa sì, profondamente sospetta. Anche in questo caso, più che il dolo per favorire questa o quella società per fattori di simpatie o cointeressenze, secondo me la renitenza ad aggredire questo circolo marcio di indebitamento folle, nasce dal timore del collasso generalizzato di tutto il sistema. Secondo uno studio StageUp-IPSOS, Inter, Juve e Milan rappresentano più del 60% dei tifosi italiani. Tolte Napoli e Roma che arrivano insieme a circa il 25%, tutte le squadre di serie A e B messe insieme (incluse Lazio, Fiorentina, Bologna etc.) non arrivano a pareggiare il numero di tifosi del Milan e dell’Inter prese singolarmente. Aggiungici che le due milanesi insieme sono a loro volta molto lontane dal pareggiare il numero di tifosi della Juve. Mettere in discussione queste tre squadre (a cui vanno aggiunte anche Roma e Napoli che portano alla copertura di quasi l’85% del tifo nazionale) significherebbe generare una crisi clamorosa e probabilmente irreversibile. Qualcosa sembrerebbe si stia facendo ma siamo ancora molto lontani da un equilibrio accettabile. Basti pensare che la “squadra più forte del campionato” non acquista un cartellino degno di questo nome da anni. Per supportare questa affermazione ci limiteremo ad analizzare gli ultimi tre:
- nel 2022-23 non ha acquistato nessun calciatore, ha preso Lukaku, Asslani, Bellanova e Acerbi in prestito ed ha preso a parametro zero gli svincolati Mkhitarian e Onana ed ha venduto per circa 20 milioni Casadei e Di Gregorio
- nel 2023-24 ha acquistato Pavard, Bissek, Sommer e Buchanan per circa 50 milioni (vale a dire il valore di Koopmeiners), ha preso in prestito Frattesi, Carlos Augusto, Audero e Arnautovic ed ha preso a parametro zero Thuram, Sanchez e Cuadrado, vendendo per un centinaio di milioni Onana, Brozovic, Pinamonti e Gosens
- nel 2024-25 ha acquistato il portiere Martinez e Palacios per una ventina di milioni, ha preso in prestito Perez e Zalewski e a parametro zero Zielinski e Taremi, vendendo Oristanio e Agoumé
Da questi dati si comprendono un paio di cose fondamentali: i dirigenti attuali dell’Inter sono un mix di geni della finanza e di Re Mida dello scouting, quindi chapeau, ma oltre a questo c’è da dire che per rimettersi in pari continuando su questa strada, ci metteranno ancora una decina d’anni. Il fatto di riuscirci rimanendo al vertice, è una porcheria nei confronti di chi, come il Napoli, Lazio e Atalanta tiene le carte in regola e di chi ha dovuto subire fallimenti e retrocessioni in passato per molte, moltissime decine di milioni in meno. Purtroppo questa “malattia” non è faccenda solo nostrana, basti pensare allo stato patrimoniale in cui versano squadre come il City, il Real e il Barcellona, ma fintanto che si continuerà a marciare in deroga alle regole che pure esistono, chi è nelle regole continuerà ad avere la coscienza pulita e la bacheca vacante