Home Calcio Napoli Dammi tre parole: la settimana azzurra in tre definizioni

Dammi tre parole: la settimana azzurra in tre definizioni

CAPOLAVORO: Era necessario sbollire e soprattutto lasciarsi travolgere dal fiume di entusiasmo per le celebrazioni. Un entusiasmo non banale, come sempre accade per le cose che riguardano Napoli. Una nuova versione di una città e di un popolo che stanno raggiungendo un livello di maturità e consapevolezza inimmaginabili solo un quarto di secolo fa. La sparo grossa, ma gran parte del merito di questa nuova coscienza di sé del popolo napoletano è dovuta proprio alla parabola della sua squadra di calcio. Ma bisogna viaggiare parallelamente alla narrazione della fenice che risorge dalle proprie ceneri. Questo modo di raccontare la città, e di riflesso tutte le sue componenti compresa la squadra che la rappresenta più di ogni cosa al mondo, va ricontestualizzato e ricollocato in una dimensione meno legata al sentimento e soprattutto al sentimentalismo. Quello che rende la SSC Napoli di Aurelio De Laurentiis l’archetipo di questa “mutazione”, è il trionfo del pragmatismo che nel folklore tanto caro al popolo privo di argomenti, viene accostato agli autoctoni di quella “Italia del fare” che si è sempre identificata ad almeno 750km da noi, direzione nord. Ma mentre le città “industriali” e “industriose” del Paese venivano progressivamente inquinate da metodi di gestione della cosa pubblica quantomeno loschi (tangentopoli, calciopoli, le spese folli delle squadre di calcio, le infiltrazioni mafiose ad ogni livello), a Napoli si dava avvio ad una progressiva e significativa inversione di tendenza, che ha portato la nostra città a diventare negli ultimi anni un luogo di richiamo per ragioni diverse rispetto al passato. Finalmente la meraviglia che ci circonda è diventata fruibile e ambita, finalmente il turismo ha cominciato ad assumere la dimensione che gli compete di motore dell’economia, finalmente il calcio Napoli è diventato un esempio virtuoso a livello internazionale, mentre i colossi connazionali arrancano alle sue spalle.

RIEQUILIBRIO: a tal proposito, non dimentichiamo che l’appena castigata FC Internazionale Milano è costretta da tempo ad una spending review mostruosa che la costringe a puntare a calciatori a parametro zero, ad una schiera di ultratrentenni ed a movimenti di mercato tutt’altro che indimenticabili. E’ una squadra cui è concesso di sopravvivere perché… perché… boh, in realtà non c’è un perché “di sostanza”. L’Inter ha, più ancora della Juventus, una quantità di tifosi VIP a tutti i livelli che fanno venire più che un sospetto sulle sue possibilità di manovra borderline e sul fatto che siano state messe in atto sostanziali “strategie” per consentirle di mantenere la linea di galleggiamento. Naturalmente il punto di partenza era comunque di alto livello, per cui l’onda lunga ha tenuto questa squadra ai vertici nonostante un miliardo di debiti, oggi scesi a 800 milioni grazie ai “sacrifici” fatti, ma se tanto mi dà tanto, i sacrifici dovranno durare ancora per un bel po’ e le abilità innegabili di Marotta & co. non è detto che riescano a tenere il carro per la scesa a tempo indeterminato.

BABBA’: proprio per questo, non sorprenda la prossima affermazione, ma spero che l’Inter vinca la partita con il PSG e quindi la Champions League il prossimo sabato. Quanto affermato fino ad ora infatti non passa per una antipatia di qualche tipo nei confronti dei nerazzurri, come quella che purtroppo in parecchi compreso chi scrive nutrono ad esempio nei confronti dela Juventus, ma per la constatazione che quanto viene consentito all’Inter non è accettabile. Il famoso discorso che vincere con calciatori che non ti potresti permettere perché acquistati con soldi che non hai, non è esattamente il massimo della rettitudine morale. Il nostro piccolo ma rilucente Davide ha fatto il coppolone a questo Golia male in arnese comunque ancora strapotente, benché probabilmente non ancora per molto. Ma per quanto sia strapotente dalle nostre parti, è a sua volta un Davide che sta combattendo contro altri Golia, ciascuno con storture di natura diversa ma che costituiscono delle vere corazzate a confronto di Lautaro e compagnia. Il tempo per portare in Europa a competere le squadre che giocano con tutte le carte in regola come il Napoli e l’Atalanta potrebbe non essere così lontano, quindi se è vero come è vero che noi abbiamo fatto un’impresa a battere l’Inter in campionato, non possiamo che sperare per lo stesso motivo che l’Inter porti a casa la Champions. Non è infatti semplicemente immorale, ma indegno, vincere con calciatori che non ti puoi permettere, comprati con soldi che non hai, quando giochi con squadre che hanno calciatori che vengono pagati quanto il PIL di uno stato africano con soldi che manco esistono (vedi il Barcellona). Peggio ancora è vincere con soldi che nessuno appartenente allo stesso mondo può neanche immaginare di avere a disposizione come quel PSG, che pompa da quasi un ventennio denaro senza ottenere una cippa. Ecco, la lezione sta tutta lì, siringare il PSG significherebbe dare l’ennesima lezione a chi pensava di poter comprare il paradiso con risorse finanziarie infinite, e invece continua a buttare al cesso centinaia di milioni di euro ogni santissimo anno (molti dei quali, deo gratias, finiti nelle casse del Napoli grazie agli affari Cavani, Lavezzi, Fabian Ruiz e quell’altro proveniente dagli altipiani caucasici con uno scioglilingua per cognome): perché, come dicevano gli antichi saggi partenopei, “hai voglia a mettere  ‘o rrum, ‘nu strunz’ nun po’ maje addiventà babbà”.