Home Calcio Napoli Dammi tre parole: la settimana azzurra in tre definizioni

Dammi tre parole: la settimana azzurra in tre definizioni

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Dammi tre parole: la settimana azzurra in tre definizioni
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ALTALENA: ma quanto è strana questa stagione? Una spinta verso l’alto dovuta ad un insperato e abbastanza casuale primato della prima parte di stagione (Buongiorno che richiude il buco lasciato dalla sequenza Koulibaly-Kim interrotta l’anno precedente e che consente qualcosa come 12 clean sheets nelle prime 20 giornate). Poi una ridiscesa lenta ma apparentemente inesorabile con una serie di infortuni (fra tutti proprio Buongiorno e Neres) e ad un improvviso quanto tutt’altro che imprevedibile crollo della qualità generale (senza un bomber da 20/25 gol a campionato e con una rosa di 16 calciatori, poco conta l’abnegazione e la capacità tecnica individuale). Infine una fase di lavoro a denti stretti e fila serrate che al netto dei tentativi, già snocciolati la scorsa settimana, di sabotaggio del tecnico pronto a scaricare sugli altri responsabilità che in parte avrebbero potuto essergli addossate in caso di crollo definitivo, hanno portato questa altalena a riprendere inerzia per quella risalita che ci “costringe” oggi, alla fine della fiera, ad essere padroni del nostro destino. Sapete cosa non ha contato una ceppa né nell’exploit di inizio stagione né nel calo successivo? L’affaire Kvaratskhelia. Quello, in barba ai soliti chiagnazzari impenitenti, al massimo è stato il tedioso cigolio della catena nei momenti in cui l’altalena faceva su e giù. A tal proposito si fa il migliore in bocca al lupo al georgiano affinché ottenga quel che tanto desiderava. Ma occhio all’Arsenal, che tra passare da eroe immortale a “l’ho mancata per un pelo” non c’è molta distanza. E il pelo non puoi metterlo in bacheca.

AMEN: a proposito di titoli in bilico, a dare la spinta finale al ritorno improvviso del Napoli a pretendente ormai favorita per lo scudetto, ci si è messo il crollo verticale dell’Inter che a furia di raccontare e raccontarsi la storia dei troppi impegni rispetto al Napoli ha cominciato a soffrire maledettamente di ansia da prestazione e ad implodere implacabilmente. Ciò detto, l’Inter è ancora in corsa per vincere campionato, Champions e mondiale per club. Se dovesse accadere, ad Inzaghi faranno una statua d’oro e la metteranno al posto della Madunina in cima al Duomo a svettare sui cieli meneghini. Soprattutto, si sarà realizzato qualcosa che verrà ricordato per sempre negni annali della storia del calcio. Ma allo stato attuale, tramontato il quadriplete per mano del Milan (del Milan!) in Coppa Italia, si vede nitidamente lo spettro dello zeroplete sfarfallare sotto la pappagorgia d’espressione del tecnico nerazzurro. Pare che addirittura sia stato intercettato dal radiotelescopio di Arecibo il riecheggiare sinistro di uno “SPIAZE” interstellare. Insomma tra l’immortalità e la sciagura cosmica ci passa un “amen” messo di sguincio

BRESCIANINI: ricordo come fosse oggi, il comunicato stampa che annunciava la firma del contratto del biondissimo ragazzo di Calcinate (BG) che aveva fatto grande il Frosinone nella stagione 2023-24 e che lo rendeva finalmente, dopo un’estenuante trattativa con i gialloblu di ciociaria, un nuovo calciatore del Napoli. L’euforia palpabile della piazza napoletana, al netto dei soliti detrattori del presidente che, al grido di “COMPRACI SORIANO” sostenevano che il ragazzo fosse troppo biondo per rappresentare Napoli, si poteva tagliare e farne bruschette arrecanate col pomodoro di San Marzano. Ma mai, e dico mai, nessuno si sarebbe aspettato che lo strapotere fisico, mentale e tattico di questo ragazzo facesse immediatamente carne da macello delle squadre avversarie. Con la stagione che volge al termine non possiamo che ringraziare la società per essere riuscita ad individuare e a portare al servizio di Partenope questo prodigio del parterre del calcio mondiale, fino a quel momento ben nascosto a soli 100km da Napoli. Un ragazzo splendido e che ormai è diventato per tutti, grazie al nomignolo che ha inventato per lui Pasquale Mazzocchi, “Brescianfratm”. Se dovesse accadere quello che fino a tre settimane fa sembrava impossibile, già mi vedo il murales tridimensionale del campione casualmente nativo della piana bergamasca, ma in realtà forcellese nell’animo, dipinto personalmente da Banksy, che per l’occasione svelerà al mondo la sua vera identità (voci di corridoio già sostengono che dietro lo street artist si celi un giovane scozzese, calciatore fallito, cresciuto nelle giovanili del Manchester United e che ha appeso gli scarpini al chiodo dopo che l’Atalanta ha rinunciato al suo acquisto dopo aver sostenuto le visite mediche. Dicono si chiami Scott)