Home Calcio Napoli Dammi tre parole: focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

Dammi tre parole: focus sulla settimana azzurra in tre definizioni

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FAVORITE: ci è piaciuto abbastanza riuscire ad avere la testa della classifica per qualche settimana, ma ci tocca tornare realisti. Gli ultimi accadimenti in campionato ci hanno spiegato parecchio di quello che sarà il cammino che porterà al titolo di quest’anno. Lungi dal considerare tramontate le velleità di vittoria finale che erano e rimangono più o meno le stesse da quando la squadra ha preso una forma stabile. Restano in un ordine percentuale basso, con il piccolo vantaggio rispetto alla griglia di partenza fatta di pura teoria e scarsissimo realismo, che vedeva squadre come Juve e Milan tra le favoritissime. Le possibilità di recupero di queste due squadre sono molto basse per due motivi simili ma in realtà sostanzialmente diversi che riguardano le rispettive guide tecniche. Fonseca, come più volte detto, non ha il controllo dello spogliatoio ed è un allenatore con un palmares mediocre – tre campionati ucraini dove giocava da solo ed una coppa di Portogallo – e non ha mai allenato squadre di fascia alta (il massimo livello lo ha toccato con la Roma, il che è tutto dire). Si è trattato più di una scommessa che di una scelta ponderata ed è la dimostrazione che la dirigenza del Milan è parecchio in confusione. La Juve ha invece puntato su Thiago Motta e ancora non si è capito se il suo exploit con Bologna dello scorso anno sia stato frutto di una congiuntura astrale favorevole che quest’anno non si riesce a ripetere, o se semplicemente c’è ancora bisogno di tempo affinché il suo gioco venga recepito dai calciatori. Sembra molto di vedere la replica di situazioni analoghe viste nel passato recente di allenatori che avevano mostrato grandi abilità con squadre di rincalzo e che non hanno retto il confronto con i calciatori che si credono stocazzo (mi scuso per l’uso del francese ma non trovo un termine più calzante) perché giocano in team blasonati. Penso a Gasperini/da Genoa a Inter, Di Francesco/da Sassuolo a Roma, Mazzarri/da Napoli a Inter solo per fare qualche esempio. Nel caso specifico, Motta ha dalla sua un extra di autorevolezza dato dal suo essere stato un calciatore di livello mondiale, il che lo pone nella condizione di godere di più stima da parte dei calciatori rispetto ai tre esempi sopra citati. Per tornare al campo, il fatto che la Juve sia imbattuta e che abbia una difesa molto solida (o almeno ce l’aveva fino ai 4 gol presi da Bologna e Venezia, che non sono esattamente il Real e il Barcellona) lascia pensare che la tendenza potrebbe invertirsi, ma la distanza di 9 punti dalla prima e delle individualità che non sono esattamente il meglio in circolazione, non sembrano dare molte speranze. Per la Lazio parla lo 0-6 preso dall’Inter e la Fiorentina sembra più in una bolla imprevedibile che in una marcia trionfale. In sostanza, al netto di una classifica bugiardamente concentrata, l’Inter resta la favorita principale e pure con un certo distacco. L’Atalanta sta facendo cose bellissime e in un articolo di qualche settimana fa, la si inquadrava tra i possibili fuochi di paglia. Evidentemente quello è stato un errore di valutazione perché sembra proprio che l’alchimia sia di quelle buone per la stagione in corso. Ma attenzione alla solidità strutturale. Nei momenti decisivi dovrà dimostrare il suo valore reale, e i momenti decisivi non sono ancora neanche a vista in lontananza. Al netto della scarsa simpatia di Gasperini e della spregevolezza di certe frange del loro tifo, se a vincere il campionato fosse l’Atalanta sarebbe una bella storia. Purtroppo finché il divario tra nord e sud sarà quello attuale, per interrompere l’insopportabile dominio delle milanesi e del team Exor, in mancanza di trionfi nostrani o di quelli ancora lontanissimi di Roma e Lazio, si dovrebbe riuscire a guardare con simpatia perfino la vittoria della squadra bergamasca. E il Napoli?

 

OUTSIDER: sì, il Napoli resta ancora nella posizione di rincalzo almeno dietro le due squadre nerazzurre. Più che i risultati visti fino ad ora, a parlarci del margine ristretto delle velleità di scudetto ci sono una serie di fattori che alla sedicesima di campionato sono abbastanza consolidati.

  1. abbiamo un centravanti poco prolifico e sempre più prevedibile. Il suo strapotere fisico ha fruttato un paio di gol (Milan e Udinese), il suo essere boa di alto livello è stato neutralizzato senza grossi problemi dai difensori migliori e anche qualche difensore meno performante. Corre un terzo di qualunque altro attaccante e non partecipa in alcun modo alla fase difensiva, quindi mettendo insieme x, y e z, non è con lui che risolveremo il fatto di essere il settimo attacco del campionato. Certo, “i campionati si vincono con le difese, le partite con l’attacco”, ma di sicuro se ne hai altre sei che segnano più di te, la massima di Mourinho viene inchiappettata dalla statistica.
  2. abbiamo una difesa della madonna ma totalmente priva di ricambi. Ora che ci troveremo a fronteggiare almeno 6 avversarie senza il pilastro della difesa, tutto questo verrà rimesso in discussione e, almeno fino al prossimo inizio di mercato, dovremo guardarci le partite facendo finestrella con le dita tenendo le mani in faccia. Le soluzioni per il problema sono varie (Olivera centrale come con l’Uruguay; Di Lorenzo centrale come spesso con l’Italia; difesa a tre; Rafa Marin; JJ; tutto in rigoroso ordine brividogeno decrescente). Ma il punto resta uno: col gioco attuale di Conte, dove la palla staziona nella nostra metà campo per 6/700 minuti a partita, le probabilità di cappelle roccosiffrediche sono elevatissime. Preghiamo.
  3. la comunicazione di Conte nelle fasi calanti o più semplicemente dopo le sconfitte, è pessima. Esattamente l’opposto di quella nelle fasi e nelle partite vincenti. Il Conte sconfitto è un incessante svolazzo di alibi, di mani avanti e di scuse per ridimensionare le velleità. E’ una continua “normalizzazione” della sconfitta. Sappiamo che nell’ambito dello spogliatoio il nostro allenatore è un motivatore senza pari, ma questo modo di appestare l’aria di ostacoli e questo suo continuo fornire scuse buone all’ambiente, non è certamente un valore aggiunto alla causa. Già le partite della sua gestione sono, per fattori tecnici, quasi sempre una incessante sofferenza per noi tifosi. Sganciare ogni volta questo non essere all’altezza delle altre, è un modo per ammorbarci ulteriormente e di rendere il calcio di inizio, l’inizio di una sofferenza, non più di un divertimento.

 

NERES: questo ragazzo merita di giocare sempre. Non c’è motivo che resti in panca, anche perché il rendimento di Kvara è assolutamente insufficiente. Al momento, a parità di condizioni fisiche, il georgiano gioca e il brasiliano sta a guardare. Il rendimento del primo quando è in campo non è neanche lontano parente di quello di due anni fa e soprattutto è molto più basso di quello del nostro Davìd. Quindi per il bene di Kvara, sarebbe il caso che questa alternanza diventi strutturale e non sbilanciata, in attesa che venga il momento in cui Politano avrà bisogno di rifiatare e potremo vederli entrambi nelle rispettive posizioni naturali fare carne di porco degli avversari. Con un attacco con questi due in campo ai propri livelli massimi, potrebbe fare il centravanti pure Meret

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