La partita persa con l’Az in Europa League insegna che non basta indovinare lo schema per vincere le partite. L’esperienza servirà in futuro
Anche nel calcio spesso vale la regola banale che “non tutti i mali vengono per nuocere”. La sconfitta del Napoli in Europa League è giunta in un momento di effervescente ebollizione dell’entusiasmo attorno alla squadra reduce da un brillantissimo avvio in campionato. Ed è sopraggiunta nel momento in cui, tutti, a partire dal tecnico per finire all’ultimo degli osservatori, si erano ormai convinti che la scelta di un modulo, il 4-2-3-1 fosse ormai quella più giusta, da utilizzare senza se e senza ma anche per il futuro.
Ed invece i giovani olandesi dell’Az hanno dimostrato esattamente che di fronte ad una squadra che mette l’autobus davanti al portiere, che gioca stretta in un fazzoletto di metri, affollare gli attacchi con quattro attaccanti e con le piroette degli esterni di destra e di sinistra significa solo ingigantire la confusione, contribuire, seppur inconsapevolmente, ad irrobustire quello stesso autobus che gli avversari hanno sistemato davanti alla difesa.
Gattuso è un allenatore tutto sommato giovane e queste esperienze deve farle, anche a suo danno sul campo. È vero che la situazione era ormai compromessa, ma certi cambi operati nel tentativo di dare verve ad un’azione che ormai s’era spenta, sinceramente ci sono sembrati azzardati. Un attaccante statico come Petagna che cosa ci poteva mai fare in un’area presidiata stabilmente da sei-sette olandesi? E perché tirare fuori Politano che di tutti i quattro attaccanti sembrava il solo in grado di scardinare quella maledetta saracinesca?
Ecco perché abbiamo asserito che forse questa sconfitta può essere tesaurizzata in termini di esperienza e si spera che il tecnico ne tragga le dovute conseguenze. L’anno scorso, quando arrivò, trovò un Napoli disperato e in preda al caos. E per fare qualche risultato che potesse risollevarne le sorti sperimentò lui la squadra tutta arroccata in difesa e pronta a colpire in contropiede. Ed ottenne, contro gli avversari di rilievo, utili risultati.
Ora, messa in soffitta la pur cocente sconfitta di giovedì, che comunque non pregiudica l’ancora lungo cammino di Coppa, bisogna pensare al Benevento e al campionato. Guai a sottovalutarlo, Inzaghi ha innestato un po’ di gente esperta sulla straordinaria e perfetta macchina che ha spopolato in serie B e il Benevento di oggi non è certo il Benevento cuscinetto della prima esperienza nella massima serie. Certo non dovrà andare lì domenica e fare catenaccio per puntare tutto sulle ripartenze, come ha fatto l’Az al San Paolo. Non se ne parla proprio. Ma credere di poter aggredire gli avversari con “tutti all’attacco” potrebbe risultare un errore fatale. Forse, considerando che poi giovedì ci sarà un nuovo e difficile impegno di Europa League, a questo punto decisivo per il prosieguo, sarebbe opportuno che Gattuso non si smarrisse e considerasse l’ipotesi, oltre che di dar subito un po’ di riposo a qualcuno che già appare affaticato (Hysaj, Mertens, Fabian), anche di rivedere l’impostazione di gioco. Un centrocampo più presidiato, ricorrendo al vecchio e sperimentato 4-3-3 non guasterebbe.