A Gigi Simoni non potevi non voler bene. Capitò in un Napoli che da tempo aveva abbandonato sogni di gloria. Si era rilanciato a Cremona dopo che inspiegabilmente era finito nell’oblio, dopo le buone stagioni a Genova. Prese il testimone da Vujadin Boskov, ebbe come punte Caccia e Aglietti, che non erano esattamente Cavani e Higuain..in mezzo tanti gregari,con un grande Taglialatela tra i pali, Cruz e Ayala in difesa e Boghossian a centrocampo. Quel Napoli 96/97 partì male, con una sonora sconfitta a Parma, ma piano piano risalì. Alla quarta vinse a Genova con la Samp con un goal di Beto, brasiliano promettente con la numero dieci.
Era un Napoli che di riffa o di raffa la portava a casa, difesa ermetica per proteggere il goal, quando il jolly non arrivava al 90esimo. Così quel Napoli batté a Fuorigrotta il Parma di Buffon, la Lazio di Signori, eliminò la stessa Lazio in Coppa Italia, manifestazione in cui arrivò in finale a discapito dell’Inter. Pareggio’ a Torino con la Juve
di Zidane grazie a un goal dello sgraziato Aglietti. A Natale quel Napoli operaio salutò gli struffoli dalle posizioni altissime della classifica. Poi, in parte i dissapori con Ferlaino per un accordo di Gigi con Moratti, in parte i limiti tecnici comunque evidenti della squadra portarono a un brutto girone di ritorno e il Presidente colse l’occasione per non far disputare la finale di Coppa Italia al mister, sostituito da Montefusco. I guai del Napoli nacquero forse quella notte, il Vicenza si trovò di fronte a una squadra ben diversa da quella cazzimmosa del tecnico emiliano e portò la Coppa in Veneto. Simoni si rifece a Milano, fu il primo allenatore di Ronaldo, il brasiliano. Con lui una Inter degna delle migliori compagini nerazzurre, per grinta. E in nerazzurro vinse una Coppa Uefa.
Il campionato prese la strada di Torino, ma gli errori arbitrali pro Juve nell’arco della stagione furono davvero scandalosi, senza il conforto delle intercettazioni. Gigi tornò a Napoli nel 2003, fu l’ultimo allenatore dell’era pre De Laurentiis, per salvare il club dalla C, riuscendoci sul campo, ma non per i Tribunali, viste le casse disastrate del club. È banale dirlo, ma è morto un gentleman del pallone, sempre più raro al giorno d’oggi.