A Napoli si muore prima: 4 anni la differenza stimata con il Nord Italia e quasi 7 quella con l’area più avanzata del Nord Europa: la Svezia. È quanto emerso dall’ultimo report dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane presentato ieri al Policlinico Gemelli a Roma.
Non solo, anche la qualità della vita sarebbe decisamente peggiore nel Mezzogiorno, dove una donna del Sud, con una speranza di vita media di 84 anni, trascorrerebbe gli ultimi 16 anni in sofferenza, contro i 5 anni di una donna residente in Svezia.
Il divario esistente tra le due aree geografiche, nel confronto europeo, ma anche e soprattutto interno al nostro Paese, tra il Nord e il Sud d’Italia, fa immaginare di «vivere quasi due emisferi differenti», secondo quanto dichiarato Walter Ricciardi, presidente dell’’Istituto Superiore di Sanità e direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane.
A monte la differenza di applicazione di misure efficaci di prevenzione secondaria, come i programmi di screening organizzati; la diversità esistente sul piano economico della sostenibilità del servizio sanitario relativamente alla spesa pubblica e soprattutto l’esistenza di un deficit di natura organizzativa e di governance che, secondo Ricciardi, richiederebbe una più equilibrata ripartizione del Fondo Sanitario nazionale, il focus sui bisogni “reali e non teorici” degli utenti e un’opera di revisione costituzionale per intervenire concretamente e a livello centrale, nella gestione della sanità delle regioni deficitarie per aiutarle.
Sulla questione, già alla fine di gennaio, all’epoca della diffusione degli allarmanti dati da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, si era espresso sul nostro giornale l’oncologo Antonio Mazzella, denunciando la penuria di fondi destinati alla Sanità in Campania e invocando a livello nazionale una nuova redistribuzione capace di tenere conto non solo dell’anzianità della popolazione di una data regione – l’attuale parametro utilizzato – ma anche del numero di malati cronici all’interno della stessa.
Un numero che per la Campania rappresenta un triste primato.