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La profezia che si autoavvera

L’uomo sin dalla nascita cerca di dare un “significato alla realtà” così da potersi orientare nel quotidiano; per fare ciò, a volte categorizza la realtà rinunciando e perdendo aspetti significativi piuttosto che cadere in errori cognitivi o di attribuzione. È stato dimostrato che il modo in cui affrontiamo gli eventi ne condiziona il decorso così come il modo in cui ci predisponiamo verso le persone ne condiziona il comportamento.

E’ fondamentale diventare più consapevoli degli schemi personali da cui si creano aspettative e credenze su se stessi, sugli altri e sulla realtà, in quanto, se guidati dalla paura o dalla bassa autostima, attivano un circolo vizioso che si ripete nel tempo, in modo automatico. Inoltre l’essere umano cerca prove che confermino, anzicchè falsificare, le sue aspettative sino ad influenzare profondamente ciò che prova e le azioni conseguenti. Ad esempio:

Carlo pensa: “non piaccio a nessuno!” Poi esce e cosa proverà? Sarà tendenzialmente accompagnato da emozioni di tristezza e di ansia. Ma ciò che prova come influenzerà il suo comportamento? Probabilmente tenderà ad esser chiuso verso gli altri, con uno sguardo diffidente e se qualcuno gli rivolge la parola si sentirà spaesato o sospettoso. Di conseguenza le persone non avranno piacere a parlare con lui ed effettivamente il suo sentire e le sue azioni finiranno con il confermare ciò che pensava: “non piaccio a nessuno!”.

 

La nostra mente tenderà ogni volta a confermare in maniera inconsapevole le convinzioni che si è creata, sia positive sia, come in questo caso, negative. 

Il sociologo Robert Merton nel 1948 studiò tale fenomeno e coniò il termine profezia che si autoavvera (self fulfilling prophecy) “una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata fa realizzare l’evento presunto o atteso, confermandone in tal modo la veridicità.” Merton nello specifico studiò che se viene fatto credere ai clienti di una banca che quest’ultima sta per fallire, i clienti faranno a gara a prelevare i soldi trasformando così una percezione errata in realtà (e, lo stesso vale anche al contrario ossia il comportamento opposto ci sarà se si fa credere ai clienti che le azioni bancarie saliranno).

 Nella “pragmatica della comunicazioneWatzlawick dimostra che “nella comunicazione, il dare la cosa per scontata si può considerare l’equivalente della profezia che si autoavvera/ autodetermina “. Per esempio ipotizziamo che Roberta abbia una discussione con Fabio il suo partner e inizi a pensare anzi a convincersi che Fabio non la ami più. Quindi l’ipotesi inziale di Roberta si è trasformata in una credenza “Fabio non mi ama più” che potrebbe portarla ad esempio a trascurarsi, ad essere più gelosa o più chiusa nei confronti del partner, e sul piano dell’azione? Roberta probabilmente tenderà ad allontanarsi o ad essere più ostile creando così nel rapporto quella frattura tanto temuta.

Dunque è fondamentale riprendere potere sulle proprie aspettative e non restare intrappolati in queste credenze automatiche che nascono tendenzialmente da paura e da una bassa autostima.

Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.
(Galileo Galilei)

La profezia che si autoavvera non ha nulla a che fare con la magia o il destino ma è strettamente correlate con la motivazione, la fiducia, e le aspettative che la persona ha su di sé e sulla situazione.

Ecco perché è molto utile lavorare sulle nostre aspettative, chiederci cosa ci aspettiamo, temiamo o desideriamo – nel profondo di noi stessi- possa accadere; perché è dal profondo di noi stessi che si crea la realtà che viviamo ogni istante. Imparare a riconoscere le credenze e le emozioni che sono alle base delle proprie aspettative, attribuzioni e percezioni errate che influenzano il nostro comportamento e di fatto creano la nostra realtà permette di diventare anche più consapevoli del proprio dialogo interno -per svilupparne uno positivo- ed evitare, in tal modo, l’istaurarsi di un circolo vizioso di autosabotaggio.

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