l’Esperto. Da una semplice influenza a disturbi più gravi, si tratta sempre di campanelli d’allarme che nascondono fattori diversi
La malattia è come fermarsi a uno stop. Arriva e divide il tempo in un prima, costituito dalle comuni attività quotidiane e un dopo, doloroso e confuso. La nostra vita scorre tranquilla quando all’improvviso ecco un’influenza che ci mette fuori gioco per alcuni giorni, una frattura che ci porta dritti in sala operatoria oppure un forte colpo di pressione sanguigna che ci obbliga a cercarne le cause. Quello che ci colpisce è che adesso stiamo male! Ci sentiamo come traditi dal nostro corpo anche se lui ci ha avvisato, con vari segnali, e noi non abbiamo voluto prestargli attenzione; eravamo troppo presi dalla routine quotidiana. Così, all’improvviso, ci ha stoppato. Ci ha rovinato la giornata e i giorni a venire. Ci ha disorientato con rabbia, frustrazione e a volte paura. La malattia qualsiasi essa sia può divenire una vera crisi esistenziale. È un momento fondamentale in cui sia la nostra vita individuale sia quella sociale può portarci a una evoluzione o involuzione del nostro sistema unitario mente-corpo. Si interrompe bruscamente il vecchio schema di una vita, per crearne un nuovo adattato al problema presente e così continuare ad andare avanti. La malattia è sempre un evento traumatico che spesso porta con sé numerose domande, che a volte rimangono senza alcuna risposta: perché? Perché proprio a me? Perché proprio ora? Perché questa malattia? Cosa ho sbagliato? Me lo sono meritato? Come attribuire un significato a qualcosa che fa star male? Dopo lo stop iniziale della malattia, sarebbe meglio, per il nostro bene supremo, iniziare un processo di riflessione su se stessi e sulla propria vita. “Niente accade per caso. Tutto accade per un motivo preciso”. Dietro ad ogni problema di salute c’è qualcosa che non sta funzionando in noi, da tanto tempo e quindi nella nostra vita. C’è un qualcosa di noi stessi che non vogliamo vedere e per questo motivo si manifesta nel corpo, come sintomo fisico. Vista così, la malattia è una possibilità che ci viene offerta per cambiare. È un campanello d’allarme che non possiamo più ignorare. È l’ora di assumerci la responsabilità della nostra vita e provare a comprendere quello che ci vuole dire il sintomo della nostra malattia. Mangiare, vivere in maniera sregolata, dormire poco, lasciarsi andare a eccessi d’ira con frequenti manifestazioni di rabbia, ostinarsi a seguire strade sbagliate che non portano da nessuna parte, voler possedere troppe cose o peggio, le persone, che non possono essere mai di nostra proprietà. Soprattutto, nutrire e coltivare, di continuo, pensieri e sentimenti negativi, verso se stessi e verso gli altri, altera il nostro equilibrio e crea la base per la malattia, perché ci consuma dentro: prima di tutto abbassa il nostro sistema immunitario aprendo le porte delle nostre difese. Il problema centrale è che la malattia, in se stessa, in genere non dà alcun suggerimento esplicito, né sulle cause latenti, né su cambiamenti da eseguire per stare meglio o almeno per evitare di ammalarsi. Per uscire da questo impasse è consigliabile affiancare le giuste cure mediche a una visione più ampia. L’uomo è un’unica entità dinamica e multiforme, in cui psiche e corpo sono intimamente collegati fra loro. Convivono la stessa realtà su piani diversi: uno mentale, psichico e talora anche spirituale e uno corporeo, tramite un inter-scambio continuo. Tutte le civiltà più antiche lo avevano già compreso 2000 anni fa, a partire da quelle orientali, amerinde, africane per finire a quelle greco-romane. I dottori di allora ignari dell’eziologia anche fisica di ogni malattia curavano il male solo come un sintomo della mente espresso nel corpo. Le loro cure erano più basate sulla filosofia di vita, sulla lettura psico-simbolica del malessere che su una lettura fisiologica. Oggi siamo agli opposti. E com’è ben risaputo, gli estremismi non sono mai buoni. Con l’eccessiva specializzazione medica contemporanea, fino a venti anni fa, si studiavano le malattie del corpo umano come un sottomarino a compartimenti stagni in cui il capitano, la mente, contava ben poco, perdendo di vista il funzionamento del tutto. Poi fortunatamente, c’è stato il graduale ripensamento di questa posizione estremista. Ripensamento dovuto a semplici statistiche: l’infarto e l’ulcera veniva alle persone colleriche. Estroversi gli infartuati, introversi i sofferenti di stomaco. Com’era possibile tutto ciò? Oggi, che la mente influenza il corpo lo spiega la psicosomatica. Ovvero, quella branca della medicina e della psicologia, in particolare, che pone in relazione gli effetti della mente sul corpo e viceversa. Si occupa di capire gli effetti delle emozioni sul corpo. In conclusione, le persone si ammalano quando hanno più difficoltà a esprimere con le parole le loro emozioni. Per questo motivo, a dar voce al loro disagio interviene il corpo. Una persona incapace di accedere al suo mondo emotivo, non percepisce in pieno la rabbia, la frustrazione, lo stress. Questa persona in una difficile condizione di vita sociale, in ambito familiare, lavorativo o altro, non riesce ad immaginare la connessione tra la sua ulcera e le sue emozioni non riconosciute ma, questa connessione esiste ed è dimostrabile. Per questo è importante analizzare i malesseri fisici anche attraverso la psiche. La chiave di volta per ritrovare il benessere e riportare l’equilibrio è: non considerare il proprio corpo come quello di Superman. È necessario considerarlo come un campo in cui si raccoglie tutto ciò che si semina. “In tutti gli uomini e in tutte le donne è la mente che dirige il corpo verso la salute o verso la malattia, come verso tutto il resto”. Prendiamoci cura del nostro corpo tanto quanto della nostra mente.