La realtà virtuale da strumento ludico a terapeutico per diagnosticare precocemente la malattia di Alzheimer o altre tipologie di demenza e rallentarne il decorso. È quanto si propone un progetto italiano, a cura dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e del Ministero della Salute e realizzato presso l’Istituto Auxologico italiano.
La sperimentazione prevede l’utilizzo di occhialini 3D, o di uno smartphone per proiettare i malati in situazioni di vita reale come cucinare in ambienti domestici o fare shopping in ambienti urbani come strade o negozi, o la spesa in un supermercato. Si tratta nella fattispecie della creazione di una sorta di labirinto virtuale attraverso apposite tecnologie nella quali il paziente, con un joypad e degli occhiali virtuali, in due “stanze”, può eseguire attività legate alla sfera della quotidianità venendo costantemente monitorato a livello cerebrale. L’obiettivo è quello di riuscire a individuare tempestivamente la riduzione delle abilità cognitive, in una fase, la Mild Cognitive Impairment, anteriore a quella del manifestarsi della demenza stessa.
Lo strumento appare utile però non solo come strategia preventiva di diagnosi ma anche come supporto alle terapie, in quanto in grado di generare una forte stimolazione della sfera cognitiva in pazienti in una fase già più avanzata della malattia. Il morbo di Alzheimer rappresenta ad oggi la forma di demenza senile più comune. Stando all’ultimo World Alzheimer Report nel mondo si contano 47 milioni di malati, che in Italia sono 1 milione e 240.000. Essa esordisce nella grande maggioranza dei casi nell’invecchiamento, dopo i 60 anni di età, sebbene si osservi che il decadimento a livello cerebrale inizi molto tempo prima del pieno manifestarsi della patologia neurodegenerativa, non sempre di facile riconoscimento per i sintomi iniziali che presenta, spesso attribuibili all’età anziana: vuoti di memoria, confusioni di parole, dimenticanze del luogo di posizionamento di alcuni oggetti, lieve depressione. Quando dall’eccezionalità del verificarsi di date situazioni, si passa alla sistematicità, spesso si è già in una fase più avanzata della malattia che diventa sempre più invalidante, acuendo la sofferenza dei malati, ma anche dei “caregivers”, i familiari e tutti coloro che se ne prendono cura giorno e notte. I farmaci attualmente disponibili non permettono la guarigione completa. Se l’assunzione però avviene dal manifestarsi dei primi sintomi, possono arrestarla e permettere ai malati di condurre una vita migliore.Per questo la prevenzione attraverso uno stile di vita sano, e soprattutto la diagnosi precoce, come quella proposta attraverso la tecnologia virtuale, risulta di fondamentale importanza, in attesa della messa a punto di una cura definitiva
Alzheimer, occhiali 3D per la diagnosi
la realtà virtuale si fa terapeutica