Albert Bandura, recentemente scomparso, ammoniva sugli effetti modellanti della tv
di Cinzia Rosaria Baldi *
L’ultima moda è indossare le magliette ispirate ai personaggi di Gomorra, la celebre serie tv ideata da Roberto Saviano. Vanno a ruba sul web felpe e t-shirt intitolate a Enzo Sangue Blu – Forcella Gang , a Ciro Immortale – Scampia Gang , a Patrizia – Secondigliano, magliette di tutti i colori, con disegni e tatuaggi, simboli della serie tv di successo: sono il fenomeno dell’estate. Le magliette con le scritte che mitizzano i personaggi di Gomorra si acquistano su E Bay ed Amazon ad un prezzo accessibile a tutti, dai 14 ai 25 euro, e le sfoggiano ragazzi non solo napoletani, ma di ogni nazionalità.
Un fenomeno di costume, che travalica l’esigenza comune agli adolescenti di affermare attraverso l’abbigliamento una propria dimensione, anche gruppale, e che sta suscitando scalpore e polemiche. Negli ultimi giorni un’ondata di indignazione ha sollevato, infatti, la maglietta con la scritta «Camorra» e una piovra disegnata sulla cartina tricolore dell’Italia. Tante le prese di posizione degli esponenti politici, dalla Lega al Pd, a Forza Italia, ma ciò nonostante le magliette continuano ad essere offerte dall’e-commerce liberamente.
Gomorra fa glamour
Ma perché ai giovani piacciono tanto le magliette che si ispirano alla serie televisiva? L’abbigliamento della Serie Gomorra, giunta alla quinta stagione, è studiato nei minimi particolari per esprimere lo “status” dei personaggi e nel contempo sedurre ed attrarre gli spettatori. La serie spettacolarizza la forza della criminalità organizzata ed enfatizza simboli come il potere e la ricchezza. l boss di Gomorra sono sempre più attenti al look: tatuaggi a dir poco sofisticati, abbigliamento ispirato alle gang dei narcos sudamericani, barbe ‘alla talebana’, capelli con il ciuffo centrale e rasati ai lati.
Sta accadendo, infatti, uno strano fenomeno non è più la fiction ad ispirarsi alla realtà, ma il contrario, è la realtà ad ispirarsi alla serie televisiva.
Assistiamo una pericolosa manifestazione sociale ed emulativa che attrae principalmente i giovani, perché vestirsi alla Gomorra è una scelta non solo di chi vive nei luoghi rappresentati dalla fiction, che nella t-shirt ritrovano una nuova fierezza nell’appartenenza al territorio, ma anche di tanti altri giovani napoletani e non, di diverse estrazioni sociali ed economiche, fondamentalmente incapaci o disinteressati a distinguere il bene dal male, che si vestono come i personaggi della serie, ed a volte si comportano anche allo stesso modo usando prepotenza e stili da bulli, prendendo in prestito i soprannomi direttamente dalla fiction televisiva, come ‘Sangue Blu’ il protagonista di Gomorra.
La seguitissima serie tv pensata da Roberto Saviano è stata fin dagli esordi tv oggetto di dibattito, di polemiche e di visioni contrapposte. A differenza di altre serie tv dedicate alla criminalità, Gomorra è una narrazione a senso unico della attività della camorra nella provincia napoletana, nella quale lo Stato non trova nessuno spazio, non vi sono eroi che combattono anche con durezza per raggiungere il bene ed anti-eroi, ma lo spettacolo è la violenza in sé e la star il camorrista.
L’overdose di violenza in tv
A fine luglio è morto all’età di 95 anni Albert Bandura, trai più influenti pensatori del ‘900, padre della teoria dell’apprendimento sociale, che spiega l’esistenza di un apprendimento per osservazione [o apprendimento vicario], per imitazione e modellamento. Bandura già nel 1981 metteva in guardia sul pericolo di un’ esposizione indiscriminata a modelli di aggressività; soprattutto se si pensa al vero e proprio ruolo vicariante che la televisione assume nella formazione degli atteggiamenti, opinioni e abitudini del cittadino: l’esperienza diretta del mondo è marginale in confronto a quella filtrata dai media che finiscono per modellare gran parte della visione che l’uomo ha della realtà. Gli effetti del comportamento osservato sono anche più forti se il modello ha caratteristiche simili a quelle dell’osservatore o è particolarmente attraente o potente.
Fin dagli esordi della televisione gli studiosi si sono occupati di analizzare gli effetti della visione di programmi violenti su bambini ed adolescenti e l’insorgere di sentimenti e comportamenti aggressivi. Nonostante il dibattito abbia suscitato tesi spesso contrapposte gli oltre 3000 studi condotti solo negli USA in questo settore hanno dimostrato che violenza soprattutto quella in televisione influenza il pubblico più giovane e produce:
1) aumento dell’aggressività attraverso un processo di apprendimento e imitazione;
2) aumento dell’insensibilità (effetto desensibilizzante) nella vita quotidiana alla violenza in genere al dolore e alla sofferenza degli altri;
3) aumento della paura di rimanere vittima di atti di violenza.
1) aumento dell’aggressività attraverso un processo di apprendimento e imitazione;
2) aumento dell’insensibilità (effetto desensibilizzante) nella vita quotidiana alla violenza in genere al dolore e alla sofferenza degli altri;
3) aumento della paura di rimanere vittima di atti di violenza.
La sindrome Gomorra
Qualche anno fa lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro medico Santagostino di Milano, evidenziò che tra gli effetti delle serie tv violente in televisione che fanno apparire “normale” consuetudine il ricorso alla prevaricazione e all’aggressività nelle relazioni con gli altri , c’è la cosiddetta sindrome da Gomorra che influenza il nostro cervello emotivo. Citando uno studio del Drexel University College of Medicine di Philadelphia, che analizza nello specifico il comportamento dell’amigdala centrale operativa emotiva del nostro cervello, durante l’esposizione ripetuta a immagini digitali di violenza, lo studioso , spiega , che la visione di immagini violente in tv può provocare nel lungo periodo comportamenti aggressivi soprattutto negli adolescenti , causati da veri e propri microtraumi, simili a quelli di chi ha vissuto la guerra; come anche lo sviluppo di idee fisse di bullismo o di pubblico disonore, e la perdita di controllo degli impulsi. Tale disturbo, secondo gli scienziati, sembra essere una variante del disturbo da stress post-traumatico, con il quale condivide l’eccessiva stimolazione dell’amigdala e una riduzione della normale funzione inibitoria e regolatoria della corteccia orbitofrontale cingolata.
Cucchi sottolinea come familiarizzare attraverso i media con la violenza ha l’effetto di farla diventare una scelta emotiva più facile. E’ come se la tv e i media fossero parte integrante dell’ambiente condiviso, fonte di apprendimento di regole e comportamenti sociali. Nessuna meraviglia, quindi, se vogliamo condividerne anche look ed abbigliamento.
*psicologa età evolutiva