Napoli e il Giappone: un legame che passa anche attraverso “L’Orientale”, il più antico centro di sinologia e orientalistica d’Europa, e attraverso la rete di relazioni di questa università (il professor Giorgio Amitrano, ordinario di Lingua e letteratura giapponese nonché traduttore di Murakami e di Banana Yoshimoto, vissuto per anni a Tokyo, è tra i pochi italiani insigniti dell’onorificenza dell’Ordine del Sol Levante). Napoli e la città giapponese Kagoshima (simili per lo skyline e per il clima) sono gemellate da sessant’anni… Al Museo archeologico nazionale si è appena conclusa – in collaborazione con l’associazione “L’altro Giappone” – una rassegna sul Paese del Sol Levante (e già si progetta una importante rassegna del Mann a Tokyo nel 2022).
Un rapporto solido, animato dalla reciproca ammirazione per le rispettive culture.
Particolare rilevanza storica rivestì, cento anni fa, la visita a Napoli del principe ereditario Hirohito che, dopo un viaggio di sei mesi con visite di Stato nelle capitali europee, volle assolutamente conoscere la nostra città come turista, prima di ripartire per il suo Paese (dove di lì a poco sarebbe diventato imperatore)… Ne abbiamo già parlato il 29 aprile scorso, ma ecco altri particolari inediti, rivelati su storiedinapoli.it dallo scrittore Federico Quagliuolo, che ci consentono di ricostruire quei giorni.
Hirohito arrivò a Napoli in treno Il 17 luglio 1921, il sindaco era Alberto Geremicca che in poco tempo riuscì a organizzare un’accoglienza all’altezza della situazione. A riceverlo, il duca di Spoleto. Per la parata al corso Umberto, fu la famiglia Maffettone a prestare la più bella carrozza a cavalli della città. Il giovane Hirohito volle assolutamente conoscere l’ingegnere esploratore Umberto Nobile (tra i primi nella storia a raggiungere, con una trasvolata in dirigibile, il Polo Nord) e durante la visita alle industrie aeronautiche a Capodichino incontrò pure Francesco De Pinedo, altro leggendario aviatore. In cacciatorpediniere si recò a Torre Annunziata e a Torre del Greco per visitare le fabbriche di lavorazione del corallo e da qui, in automobile, a Pompei. Poi una puntata a Capri dove però, causa mare agitato, non riuscì a visitare la grotta azzurra…
Ripartì in nave da Napoli dopo tre giorni, il 19 luglio, carico di meraviglie e di “ricordi dolcissimi” come poi avrebbe rivelato egli stesso nel 1984 ad Alfonso Maffettone, corrispondente dell’Ansa da Tokyo, unico giornalista ad essere stato mai ricevuto nel Palazzo imperiale. Maffettone gli aveva donato delle foto della visita a Napoli che erano state scattate dal nonno (proprietario della carrozza per la sfilata al Rettifilo). Hirohito non aveva alcuna immagine di quella visita a Napoli perché i fotografi giapponesi, una volta concluso il viaggio ufficiale, se n’erano andati… e gradì molto quel “pensiero“ che gli ricordava la sua gioventù.
Nel 1921 tra gli accompagnatori di Hirohito c’era l’ammiraglio Isoroku Yamamoto (che nel 1941 avrebbe organizzato l’attacco di Pearl Harbor). Furono elargite onorificenze al sindaco Geremicca. E alla città di Napoli, il dono di un granchio gigante, esemplare rarissimo di un crostaceo che vive nelle acque del Pacifico (Hirohito era appassionato di biologia marina). Un dono di valore. Dopo cento anni, quel granchio è ancora esposto in bella vista nel Museo di scienze naturali della facoltà di Zoologia della Federico II.