Il 29 aprile di 120 anni fa nasceva l’imperatore giapponese Hirohito la cui lunga storia si intreccia con la seconda guerra mondiale (al fianco della Germania e dell’Italia) e con altri drammatici eventi del Novecento tra i quali l’attacco di Pearl Harbor e i bombardamenti nucleari. Figura tuttora discussa dagli storici. Ma ecco un particolare inedito del suo “rapporto” con Napoli…
Il principe ereditario non aveva ancora vent’anni quando il 3 marzo 1921 intraprese un viaggio di sei mesi in Europa per entrare in contatto con la società ed i leader occidentali (dal novembre 1921 sarebbe diventato di fatto reggente, per la rinuncia del padre). Concluso il giro ufficiale, volle venire per scopi culturali a Napoli per poi recarsi anche a Capri, a Pompei e ad Ercolano… Ma per la parata reale lungo il corso Umberto servivano le carrozze più belle, e la più “rappresentativa” era certamente quella della famiglia Maffettone, che la prestò gentilmente alle autorità cittadine, mettendo a disposizione per tutto il tempo anche magnifici cavalli e i cocchieri.
Quando parecchi anni dopo (gennaio 1984) un altro Maffettone, Alfonso, giornalista – corrispondente dell’agenzia di stampa ANSA da New York, Singapore, Varsavia – andò a dirigere la sede di Tokyo, tramite l’agenzia giapponese Kyodo fece pervenire all’Imperatore un album con le foto di famiglia, le foto scattate da suo padre, della visita di Hirohito a Napoli… L’imperatore, ormai 83enne, vedendole si commosse e volle che Maffettone fosse ricevuto a Palazzo imperiale: quel ricordo di giovinezza era anche un documento storico, perché non esistevano altre immagini di quel viaggio (i fotografi ufficiali, una volta concluso il tour “politico”, se n’erano andati). Gli 007 nipponici fecero una accurata indagine per accertare che le foto fossero autentiche (le ombre corrispondevano alle caratteristiche meteorologiche dei giorni e delle ore in cui risultava essere avvenuta la sfilata reale a Napoli), e dunque Alfonso Maffettone fu invitato a Palazzo, ricevuto dal gran ciambellano. Ma l’imperatore voleva ricambiare la cortesia: successiva visita a Maffettone del gran ciambellano (vedi foto), con un libro fotografico sul Palazzo imperiale quale dono di Hirohito. Nessun altro giornalista è mai stato ammesso al Palazzo imperiale.
Asceso al trono nel 1926, Hirohito aveva scelto per il suo regno il nome di Pace Illuminata ma una progressiva scalata al potere delle forze armate portò alla guerra sino-giapponese (1937-45) e alla partecipazione del Giappone alla seconda guerra mondiale. Il 7 dicembre 1941 le forze nipponiche attaccarono la base navale statunitense di Pearl Harbor (Hawaii) senza una preventiva dichiarazione di guerra. A seguito di alterne vicende belliche, il 6 e il 9 agosto 1945 gli Usa sganciarono due ordigni nucleari su Hiroshima e Nagasaki causando dalle 100mila alle 200mila vittime. Il 15 agosto 1945 Hirohito in pratica si arrese. Gli americani gli risparmiarono il processo per crimini di guerra ma gli imposero di rinunciare alla “natura divina” dell’imperatore, che diventava simbolo dello Stato e dell’unità del popolo. Con i giochi olimpici del 1964 il rientro del Giappone nella comunità internazionale, e poi gli anni del boom… Hirohito (sette figli) incontrava i potenti e continuava gli amati studi di biologia marina. Il 7 gennaio 1989 finì l’unico sovrano al mondo che sedeva su un trono con dignità imperiale.