“Vincenzo Mario Palmieri, il medico napoletano che smascherò la bugia di Katyn, viene ricordato in Polonia come un eroe”, attesta Alfonso Maffettone che è stato corrispondente dell’Ansa a Varsavia per sei anni, dal 1993 al 1999, e mantiene tuttora contatti in quel Paese… “Non solo contribuì con la sua perizia alla rivelazione di uno dei più grandi crimini di Stalin”, aggiunge il giornalista (che per l’agenzia di stampa internazionale ha lavorato anche da New York, Tokyo, Singapore), “ ma ebbe la forza, sottolineano i polacchi, di resistere alle persecuzioni e alle minacce degli agenti del servizio segreto russo (Nkvd e Kgb) che, sotto falsa identità, venivano a Napoli per farsi consegnare dal medico una dichiarazione con la smentita ufficiale dei suoi studi da cui emergeva la responsabilità dei sovietici del massacro di Katyn”. Palmieri era pedinato, minacciato, anche affinchè non fosse divulgata la sua testimonianza “scomoda”. ..
Si parla della strage di 22mila ufficiali polacchi sepolti nella foresta di Katyn, nei pressi della città di Smolensk (Russia) durante la seconda guerra mondiale. I cadaveri furono scoperti nel 1943 e, dopo uno scambio di accuse tra Russia e Germania sulle responsabilità dell’eccidio, si riuscì ad accertare la verità soltanto in seguito alle perizie di una commissione internazionale di scienziati indipendenti nella quale ebbe un ruolo determinante proprio il medico legale, docente della Federico II, Vincenzo Mario Palmieri (vedi www. quotidianonapoli .it del 17 marzo).
E ricordi indelebili di questa nobile figura sono impressi nella mente del noto medico napoletano Piero Tarsitano (primario emerito di Medicina legale e delle assicurazioni del Cardarelli), figlio di Francesco, stessa professione (uno dei primi in Italia quando i medici legali erano pochi). Francesco Tarsitano è stato il primo aiuto di Vincenzo Mario Palmieri, e poi anche cattedratico di Antropologia criminale: erano amici, le famiglie si frequentavano… Mentalità cosmopolita, sposato con una aristocratica svizzera, tre figli, il grande professionista “era anche un uomo molto colto, amava le lettere e la musica, suonava e cantava. Rigoroso con i discenti. Non amava compromessi”: questi gli altri tratti della sua personalità, descritti dal professore Piero Tarsitano.