Una Roma svagata, molle, distratta (dal derby?…) convinta di poter gestire a proprio piacimento una partita che le avrebbe consentito di qualificarsi al turno successivo di Europa League torna da Praga con le pive nel sacco.
Una squadra presuntuosa, per nulla caricata dalle scosse del suo condottiero portoghese, leader di mille battaglie vinte all’ultimo secondo (l’ultima delle quali domenica scorsa in casa col Lecce) è riuscita nella non semplice impresa di incassare ben due reti da uno Slavia volenteroso, coriaceo ma per nulla irresistibile. Una Roma convinta di poter condurre le danze col minimo sforzo in vista della stracittadina di domenica sera ed uscire indenne da uno stadio che non ha mai smesso di supportare la propria squadra nella convinzione di poter conquistare l’intera posta, come in realtà è avvenuto.
Ed in effetti dopo un primo tempo giocato senza grossi sussulti da una parte e dall’altra la ripresa ha mostrato tutti i limiti caratteriali di una squadra senza nerbo ed energie mentali; in una parola una squadra indolente che non ha saputo reagire con i suoi attaccanti, Lukaku e Belotti, svogliati, timorosi e mai messi in condizioni di poter far male all’avversario da un centrocampo molle, sempre in ritardo sulle prime palle e in cui solo il baby Bove ha saputo combattere con voglia e determinazione. Una squadra che ha subito l’aggressività dei cechi e la loro voglia di vincere la partita e di riscattare la sconfitta di quindici giorni fa all’Olimpico.
Paredes? Aouar? El Sharaawy? Svaniti nel nulla e relegati al ruolo di comparse. Eppure lo Slavia è passato in vantaggio in modo rocambolesco dopo uno strepitoso intervento del numero uno di Coppa Svilar che però nulla ha potuto sulla sghemba conclusione ravvicinata di Jurecka che per poco un discreto Ndicka non è riuscito a respingere sulla linea di porta. E nemmeno l’ingresso di Dybala e Renato Sanches è riuscito a rivitalizzare una squadra che anzi ha subito pure il raddoppio di Masopust, lasciato colpevolmente libero di prendere la mira e piazzare una conclusione dal limite che ha battuto un incolpevole Svilar pure proteso vanamente in tuffo alla propria destra nel tentativo di deviare il tiro.
Il primo ad essere deluso, insieme ai tifosi giallorossi che hanno seguito la squadra a Praga e stato proprio Mourinho che ha seguito la partita dalla tribuna per scontare la quarta e ultima giornata di squalifica dopo i fatti di Budapest dello scorso maggio e che ha lasciato la panchina al suo fido Foti. “Stasera dei miei ragazzi non mi è piaciuto niente”, ha attaccato lo Special One nel dopo partita. “Soprattutto l’atteggiamento che abbiamo avuto nell’affrontare una squadra che ha dimostrato di aver più voglia di noi di vincere la partita”.
Un atteggiamento che fa ancora più rabbia perché la Roma non è stata capace di imporre la propria supremazia tecnica e tattica e che dovrà assolutamente cambiare in vista del big match di domenica con i rivali cittadini. Un’ultima considerazione: si parla tanto del futuro di Mourinho a Roma e ci sono tante voci critiche nei suoi confronti (non dei tifosi però, che sostengono ancora a spada tratta lo Special One) e dei suoi eventuali sostituti alla guida della compagine capitolina per la prossima stagione. Ecco, se neanche JM riesce a scuotere la squadra impedendole di cadere nel torpore agonistico di certe partite, allora pensiamo che tanto meno altri mister possano riuscire nell’impresa di dare continuità ad un undici che ha solo bisogno di essere rinforzato con giocatori di qualità e soprattutto di carattere forte che rispecchino interamente l’indole del trainer lusitano.
Unica nota positiva della serata, se così la si può considerare, l’esordio in prima squadra dell’ennesimo “bambino” di Mourinho, Joao Costa di cui si dice un gran bene. Nell’altro incontro di Europa League disputatosi nella serata di ieri l’Atalanta ha avuto la meglio sugli austriaci dello Sturm Graz con un secco due a zero mentre la Fiorentina si è imposta sul Cukaricki per uno a zero nella trasferta in terra serba.