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Avellino “canta” e Napoli risponde: lo Stabat Mater del Pergolesi oggi al Duomo di Napoli

Appuntamento oggi alle 19.30 con il concerto gratuito del Conservatorio Cimarosa nella Cappella del Tesoro

Dopo il successo ottenuto il 13 settembre nella cattedrale di Avellino e di sabato 15 all’abbazia di Montevergine, il Conservatorio Cimarosa approda nella Cappella del Tesoro di San Gennaro per un’esecuzione dello Stabat Mater del Pergolesi, nella trascrizione del 1810 di Giovanni Paisiello.

L’appuntamento è per oggi, domenica 16 settembre a partire dalle 19.30, nella cappella del Patrono di Napoli e della Campania, in via Duomo, dove avrà luogo il concerto dello Stabat Mater del Pergolesi, ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, organizzato dal Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino, presieduto da Luca Cipriano e diretto da Carmelo Columbro.

Lo Stabat Mater è una delle opere più popolari di Gianbattista Pergolesi. Ricchissimo di immagini, banco di prova per gli effetti descrittivi che suggerisce, il suo testo latino, attribuito a Jacopone da Todi, è stato intonato da centinaia di musicisti fino ai nostri giorni. Per questa occasione verrà interpretato dal soprano Rosalba Eroico, dal contralto Marina Esposito con il tenore Pasquale Tizzano e il basso Roberto Gaudino con l’orchestra diretta dal Maestro Giuseppe Camerlingo.

 

Nel 1810, quando diede alle stampe ed eseguì nella cattedrale di Napoli la sua trascrizione dello Stabat Mater dell’immortale Pergolesi, Giovanni Paisiello, nato a Taranto nel 1740, aveva alle spalle una lunga carriera internazionale e poteva considerarsi l’ultimo e acclamato testimone di una civiltà musicale napoletana che aveva conquistato l’Europa e il mondo intero. Di questa gloriosa tradizione, Giambattista Pergolesi, nato a Jesi nel 1710 ne era l’emblema e la sua figura artistica era entrata nel mito immediatamente dopo la sua precoce morte avvenuta a Napoli nel 1736 con due composizioni diventate popolari in una misura impensabile come La serva padrona, nel genere teatrale buffo e, appunto, lo Stabat Mater, nella musica sacra.

«Per la nostra generazione, educata al rispetto per il testo originale, doveroso a causa di tante inopportune e fuorvianti incrostazioni accumulatesi nei secoli, l’ascolto di questa trascrizione ci offre un’ottima opportunità di godere del capolavoro pergolesiano in una diversa prospettiva –spiega il maestro Giuseppe Camerlingo –. Per gli esecutori è una sfida perché obbliga ad un’interpretazione articolata su tre dimensioni diacroniche: noi-Pergolesi, noi-Paisiello, Paisiello-Pergolesi. In ultima analisi, ci invita anche a superare il mito dell’“Urtext” e a considerare un testo musicale non solo come testo statico e cristallizzato una volta per tutte dal compositore, da osservare come in una teca, ma anche come un organismo che vive nel tempo e pertanto sempre mutevole e dinamico».

 

 

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