L’attrice di “Non dirlo al mio capo” è anche scrittrice: “Il cinema è una telefonata d’amore, il libro un abbraccio”
Chiara Francini è Perla, l’amatissimo personaggio di Non dirlo al mio capo, la serie di Rai 1, giunta alla seconda stagione, in onda in queste settimane: una donna indipendente, diretta, politicamente scorretta, esuberante ma profonda e capace di grande amore e umanità. Tante le similitudini tra l’attrice e il personaggio che interpreta, e tante anche le differenze, caratteriali e non solo… Nel frigo di Perla solo olive e Martini. Chiara invece è astemia, da sempre, e nel suo frigo non potrebbe mai mancare la cioccolata spalmabile.
Tra le novità principali della nuova stagione c’è l’approccio di Perla con il mondo del lavoro. Quali sono state le tue esperienze prima di diventare un’attrice affermata?
“Ho sempre lavorato, anche durante il periodo universitario: prima nell’ufficio del personale, poi con il recupero crediti in una ditta di elettrotecnica. Trovo che il lavoro sia fondamentale perché ti dà la dimensione giusta del fare le cose. Quando studiavo il fatto di lavorare ha instillato in me ancor più il senso del rigore. Quanto invece al rapporto che ha Perla con il lavoro… beh, è molto divertente e nonostante si avvicini al lavoro in maniera ‘perlesca’ riesce, con le sue caratteristiche, come sempre, a ottenere un risultato perfetto”.
Non dirlo al mio capo è una serie tv ambientata a Napoli. Che rapporto hai con la città e con i napoletani?
“Amo Napoli. Sono profondamente Toscana ma una parte di me credo sia fortemente radicata a Napoli. Il mio migliore amico, Francesco, è napoletano e amo il calore dei napoletani. Il mio più grande sogno sarebbe quello di imparare il dialetto napoletano, ma ogni volta che ci provo Francesco dice che sono imbarazzante. Napoli è una città nella quale mi piacerebbe vivere”.
Non dirlo al mio capo racconta anche una storia di amicizia tra donne, tra il tuo personaggio e quello di Lisa (Vanessa Incontrada, ndr). Che valore ha per te questo sentimento?
“Per me l’amicizia è il sentimento d’amore supremo, scevro da implicazioni parentali: non ti amo perché sei mio padre o mia madre, mio fratello o mia sorella; e scevro da implicazioni sessuali: non ti amo perché faccio l’amore con te. Un amico si sceglie e il vero amico non è quello che patisce quando patisci ma quello che gode quando godi. C’è grande amicizia tra me e Vanessa e non solo tra i nostri personaggi, ma anche tra noi come persone: siamo molto simili, siamo cresciute in un paese e abbiamo la stessa visione genuina della vita e del lavoro”.
Chiara è anche scrittrice: Non parlare con la bocca piena, Mia madre non lo deve sapere e il recentissimo Le perle di Perla, il libro che raccoglie le frasi celebri del tuo personaggio. Com’è nata la tua voglia di scrivere?
“Scrivere è l’atto più coraggioso e incosciente che ho fatto nella mia vita perché significa mettersi di fronte a un pubblico e dire: «Ecco, sono questa qua. Amatemi». Il cinema e la televisione è come se fossero delle telefonate d’amore, mentre il teatro e la scrittura sono degli abbracci. Mi è venuto in mente di scrivere perché volevo dar vita a un soggetto cinematografico nel quale le donne non fossero le solite spalle e non avessero un andamento orizzontale, ma avessero un’evoluzione e rappresentassero i colori e le caratteristiche di una donna italiana attuale. Spesso mi era stato chiesto di scrivere un libro e allora, quando ho avuto la storia, ho pensato che forse sarebbe stato più facile concretizzare un film se avessi scritto un romanzo. Così è stato: sono riuscita, infatti, a vendere i diritti del primo”.
La dedica del tuo ultimo romanzo è “Ai figli perché lo siamo tutti”… Che rapporto hai con la maternità?
“Volevo dedicarlo a tutte le persone che hanno accolto me e i miei romanzi con grande delicatezza e amore. Non tutti sono madri o padri ma tutti sono inevitabilmente figli. Nel mio secondo romanzo volevo anche sottolineare come io a 38 anni non sono ancora madre, non ho fino a ora sentito – nonostante mi piacciano molto i bambini – il bisogno, e come in Italia a volte ci sia questo pregiudizio che fa’ sì che le donne per sentirsi a 360° compiute debbano necessariamente avere figli: le donne non sono delle giovenche e devono sentirsi compiute a prescindere dal fatto di procreare o meno”.
Sei una donna schietta, che non ha paura di dire ciò che pensa. Ti è mai capitato di pentirti di qualcosa che hai detto?
“Forse qualche volta, ma la cosa più importante credo sia la necessità di chiedere sempre con sincerità, perché chiedere è la vergogna di un minuto ma non chiedere, certe volte, può essere il rimpianto di una vita”.