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Un giorno della memoria per tutti

Non solo la Shoah: in Italia bisognerebbe ricordare anche le date che riguardano il massacro del Sud per unire l’Italia

Mercoledì 27 gennaio è stata commemorata la Shoah, termine ebraico che indica una tempesta devastante, la giornata della memoria, per l’Olocausto patito dagli ebrei ad opera delle autorità naziste e dei loro alleati.
Un doveroso atto che dovrebbe contemplare però tutte le vittime di genocidi avvenuti in tutti i luoghi del pianeta ma che in realtà non c’è, perlomeno in modo così totalizzante, per nessun altro Popolo. Cosicché, anche per il mio, da 160 anni, si cerca di cancellare il ricordo delle terribili sevizie subite, dei crimini perpetrati dall’esercito savoiardo, fattosi poi italiano, per unire un’Italia che mai avrebbe dovuto unirsi per una moltitudine di motivazioni, la prima delle quali quella che noi, Regno di Napoli e Regno di Sicilia, eravamo già uniti dal 1130 d. C. e nulla avrebbe potuto accomunarci agli altri Stati e Statarelli che formavano, geograficamente, lo stivale. Non solo questa violenta annessione è volutamente romanzata e dipinta come una liberazione dai reali Borbone, considerati dalla storiografia di regime, in modo infamante come tiranni e diavoli, ma ancora oggi opinionisti sgradevoli, mistificatori della reale narrazione storica, invitano a dimenticare le sane e dignitose rivendicazioni del popolo del Sud cercando di calare un incomprensibile sipario sull’onda del politicamente corretto. Non si è sottratto a questa chiave di lettura, neanche l’erede dei Savoia pronto a chiedere scusa a nome del suo avo, reo di avere avallato le leggi razziali fasciste ma che ha invece perso l’ultima occasione per cercare di redimere in parte la sua dinastia, non chiedendo perdono per avere, la sua stirpe, annientato il mio Popolo.

Sono cadute nel dimenticatoio anche quelle false promesse elettorali di un movimento politico che in odore di incetta di voti si servì della nostra emotività garantendo che avremmo ottenuto anche noi un giorno della memoria. Romanticamente lo vediamo nella data del 13 febbraio, un’infausta ricorrenza perché fu Gaeta, nel 1861, una delle ultime roccaforti dei Borbone a cadere sotto la violenza e disonorabilità dell’esercito savoiardo che, tra le tante colpe, seppellì in una fossa comune ritrovata, negli Anni 50 del secolo scorso, i poveri resti di migliaia di soldati borbonici pronti a difendere strenuamente la loro Patria da chi la invase vilmente, con l’ausilio e regia dei poteri massonici, senza dichiarazione alcuna.
Lo chiediamo e lo chiederemo ancora e ancora perché non scivoli nell’abisso la nostra memoria e perché solo delle menti malate possono considerare il lager di Fenestrelle un luogo di villeggiatura ed il Lombroso un museo di scienza.

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