Porta Capuana: una porta maestosa affiancata da due torri che rappresenta il più antico ingresso alla città di Napoli. Il Grande Progetto UNESCO ha stanziato circa 1.500.000 euro per riqualificare l’intera area di Porta Capuana, ma, ad oggi, i lavori procedono a rilento a causa di “scomodi” impedimenti. Tra gli infausti intralci si celano episodi di racket e minacce legati alla malavita. Lavori che avrebbero dovuto portare un po’ di luce sull’intero quartiere, ma che al posto di bellezza e vivibilità, diffondono solo disordine e paura per le imprese coinvolte. Sarebbe necessario intensificare la presenza delle istituzioni sull’area, onde evitare che i fondi Unesco si rivelino solo un buco nell’acqua. Bisognerebbe ridonare vigore a Porta Capuana, una porta che fu edificata nel 1484 dal re Ferrante d’Aragona, e che da sempre ha rappresentato un punto di aggregazione artistico e culturale. Qui nacque all’inizio del Novecento il cosiddetto Quartiere Latino (luogo di incontro di importanti artisti napoletani dell’epoca). Porta Capuana, orientata verso la città di Capua, da cui prende il nome, sorge alle spalle del Castel Capuano. L’opera è in stile rinascimentale e fu commissionata dall’architetto Giuliano da Maiano, che trasse la sua ispirazione dagli archi di trionfo della tradizione romana. Porta Capuana è anche avvolta da una leggenda poco nota, risalente al settecento napoletano, che prende vita in un vicolo nei pressi della monumentale Porta: Vico della Serpe. Secondo la leggenda, tramandata da Frate Serafino di Montorio, poco fuori la cinta muraria di Porta Capuana, viveva un drago capace di pietrificare ogni essere umano al solo sguardo. Una grave minaccia a cui nessuno riusciva a sfuggire, e che affliggeva il popolo napoletano. La storia, narrata dal predicatore domenicano, racconta che nell’ 832 d.C. un giovane nobile, di nome Gismondo, fu informato della fatale palude dove viveva il drago, e che, nonostante fosse al corrente del pericolo, decise di attraversarla ugualmente. Il giovane impavido pensò che percorrere quel varco fosse l’unico modo per accedere alla porta d’ingresso del regno di Napoli. Il fine del giovane era di raggiungere l’altare dove San Pietro celebrò messa, ovvero dove ebbe inizio la diffusione del culto cristiano. Ma per ragioni ignote il mostro non apparve e Gismondo riuscì ad attraversare in tutta sicurezza Porta Capuana e fare ingresso nella città di Napoli. Durante la notte la Madonna apparve in sogno al giovane Gismondo e gli disse di aver sconfitto il drago per rendergli possibile l’ingresso in città. Poi aggiunse che oltre ad avergli salvato la vita, aveva anche salvato la città di Napoli dalla terribile minaccia. Lui in cambio avrebbe dovuto edificare una chiesa, esattamente nel punto in cui avrebbe trovato il corpo senza vita del mostro. Il giorno seguente Gismondo fece come gli era stato chiesto dalla Madonna: ritornò nella palude, ritrovò la carcassa del drago e fondò la Chiesa di Santa Maria ad Agnone. Dal termine Agnone, che ha origine latina e significa grossa serpe, prende nome il Vico della Serpe.