Home Cultura Lucio Caliendo : ” Phibird, il mio libro per un esperienza eido-acustica”

Lucio Caliendo : ” Phibird, il mio libro per un esperienza eido-acustica”

Si intitola “Phibird” il nuovo volume del musicista Lucio Caliendo, edito da Giannini Editore , che ci porta alla scoperta di un affascinante mondo esplorativo, attraverso un linguaggio visivo-udibile , che incorpora nelle sue pagine studi naturalistici come il canto degli uccelli, ma anche il battito primordiale del cuore materno, in un opera che analizza sia il lato del tempo, della melodia  e del ritmo che delle meravigliose fondamenta dell’arte, che tornano sempre, come in un cerchio, alla radice naturalistica.

Phibird è un audiolibro che nasce dalla sua passione e lavoro in ambito professionale-musicale, ma anche come ricercatore. Unisce la natura, lo studio per il canto degli uccelli, alla umanità, alla nascita e quindi alla vita di un esser umano. Ha trovato punto di incontro tra i due mondi?

Quello che unisce i due mondi è il carattere della ripetitività.Ogni giorno siamo immersi nella nostra routine fatta di gesti, azioni, lavoro e impegni ripetuti nel tempo, in modo ipnotico, e in questa nostra continua ripetizione delle cose, a volte deleteria, percepiamo una sensazione di protezione, scaturita credo, attraverso un meccanismo inconscio che ci riporta ad un nostro mondo passato abitato serenamente.Nei trattati di psicanalisi della musica, il ricordo di quel mondo già vissuto protettivo, accogliente, dove la centralità è il ritmo, ripetitivo, ipnotico, continuo, è il grembo materno.Il confronto tra il mio studio sui canti degli uccelli e il significato inconscio della musica attraverso il ricordo del periodo prenatale è stato immediato.L’instancabile senso ripetitivo e ipnotico dei canti degli uccelli e il senso ritmic- ipnotico del cuore materno ascoltato nel grembo, fa pensare che, Uomo e Natura manifestano la loro essenza della vita attraverso il senso di ciclicità, della ripetitività e delle azioni ipnotiche, per rappresentare il ricordo di quel mondo già vissuto e poi perduto.

Nel volume si parla del battito, della melodia e del ritmo già captati in fase di gestazione. E’ possibile quindi educare al suono, anche quando una madre ha suo figlio in grembo, per migliorarne le capacità uditive e stimolarlo?

Assolutamente si, le madri sanno consapevolmente e in modo innato, dell’importanza del suono e della musica per il loro bambino, basta pensare alle filastrocche inventate dalla madre per acquietare il neonato, il quale, stabilisce con essa un sistema di comunicazione attraverso elementi della musica. Con il canto delle filastrocche, il ritmo sincronizzato della suzione, i primi vagiti intonati e modulanti…la madre e il suo bambino si parlano melodicamente e ritmicamente. Ciò vuol dire che il bambino acquisisce i primi rudimenti del linguaggio preverbale (composto infatti di suoni e ritmo e non parole) già nel grembo, quando è immerso in quel mondo fatto di acqua e suoni. La madre a sua volta, crea un linguaggio adeguato a quello del neonato abbassando il proprio livello verbale fino a farlo diventare preverbale utilizzando istintivamente i princìpi della musica. In merito a questi concetti nel libro Phibird ho introdotto poesie e schemi ritmici che riportano alla struttura delle filastrocche ispirati dai canti degli uccelli.

Si concentra molto sulla fase inconscia della musica, sulla percezione che si innesca attraverso le emozioni, utile poi anche per migliorare il linguaggio e la sonorità di un artista verso il suo pubblico. Lavorando su questa fase, un artista può affinare anche la sua creatività?

Phibird possiede una forma complessa nella sua scrittura (sviluppata in collaborazione con la mia casa editrice), che vuole però risultare scorrevole e piacevole nella fase dalla lettura e dell’ascolto dei brani. Infatti Phibird imita la struttura del melodramma dove testo, musica e forma (attraverso i quadri di Pax Serra e le immagini dei canti) fanno vivere al lettore un’esperienza EIDO-ACUSTICA, dove musica forma e testo si intrecciano di continuo. Inoltre il libro fa riferimento ai 7 stati emozionali “Ricerca, rabbia, tristezza, desiderio, cura paura e gioco, tutti elementi chiave presenti nel melodramma sotto forma di “stati affettivi dei personaggi delle opere liriche”.

La scelta di inserire e realizzare un libro anche attraverso il suono e non solo con i testi e le immagini , rende perfettamente l’idea di quello che ha voluto esprimere. Oltre ai suoni di uccelli e animali ha avuto modo di registrare anche rumori della natura o della terra?

Si, un capitolo del libro è dedicato all’importanza degli elementi transizionali che si presentano a noi come rulli trasportatori i quali ci riconducono al nostro vissuto passato e anche a vissuti che abitano nel nostro inconscio, fino ad approdare ad un inconscio primordiale, aurorale. In quel caso mi piaceva parlare del mare. Toccando il mare come elemento transizionale possiamo sentire il ritmo dato dal suo ondeggiare e con l’aiuto del vento possiamo ascoltare la sua melodia, una musica completa che risveglia in noi il ricordo ancestrale delle origini del mondo. Claude Debussy in “La mer” ne esprime divinamente l’idea. A mia volta ho sovrapposto il suono preregistrato del mare, ad un mio brano per 2 pianoforti dove il ritmo ipnotico degli arpeggi si fondono con il ritmo ipnotico delle onde.

Oggi le tematiche dell’inquinamento acustico e ambientale peggiorano la vita e l’equilibrio del nostro udito, ma anche la nostra socialità. E’ un processo delicato, bisognerebbe educare anche la società ad una nuova sonorità?

Ogni città conserva una propria identità timbrica e sonora prodotta dalle sue strade, dai suoi edifici e il suo spazio sensoriale. Le città attraverso la presenza dei suoi cittadini, suonano come uno strumento musicale.Chi vive nelle città stimola continuamente la sua sonorità, lo scalpitio dei passi nelle strade di sera, il reverbero dell’androne di casa nostra prodotto quando rientriamo e avvertiamo la nostra presenza, le voci dei bambini che giocano in una piazzetta, e poi i suoni dei parchi con il canto delle specie di uccelli che li abitano, il vociare dei mercati, i rumori delle attività cittadine danno alla città una sua identità timbrica e sonora.In questo caso la riflessione sull’identità timbrica e sonora dell’uomo e della natura che va amata e protetta si espande anche all’identità musicale dei luoghi dove viviamo. Ecco perché abbiamo bisogno sempre più di una tutela dei suoni della nostra città per evitare che la corsa sfrenata del progresso produca rumori che li distruggono e li soffocano. Proteggere la sonorità delle città vuol dire avere uno strumento che ci fa restare ancorati alla nostra provenienza.

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