Dal 5 al 10 febbraio, lo storico teatro partenopeo ha ospitato in esclusiva il suggestivo spettacolo firmato da Emma Dante
Ad un anno dalla prima messa in scena dello spettacolo “Bestie di scena”, ideato e diretto da Emma Dante, Napoli ha accolto, dal 5 al 10 febbraio, in esclusiva sul palco dello storico ma ultracontemporaneo Teatro Bellini, una vera e propria opera d’arte. Uno spettacolo “particolare”, a tratti geniale e per nulla sconvolgente se vissuto con apertura mentale e culturale.
Non c’è un inizio definito, né apertura di sipario perché le “bestie” ti accolgono appena entri nella sala e senza distinzione di posto tra platea e palchetti, da subito ti fanno ragionare su quello che sta succedendo sul palcoscenico. Agli occhi degli esperti e dei più curiosi sembra strano che a cinque minuti dall’orario d’inizio segnato in cartellone, gli attori stiano ancora marcando le coreografie. E mentre il pubblico un po’ “distratto” o semplicemente abituato alla “tradizione”, è impegnato in conversazioni e selfie vari, le Bestie hanno in realtà già iniziato. Si, hanno cominciato la loro insolita piecè con una sorta di allenamento, un training, che poi si evolve in una parata, quasi un rituale antico. Sarà forse uno schemata della Grecia classica o un richiamo, un ritorno alle origini. Forse una tarantella rivisitata che, portata poi all’ennesima potenza dello sforzo fisico, li fa sudare fino alla fisiologica esigenza di spogliarsi e di ritornare alle nudità della carne umana.
Maschi e femmine nudi, sì nudi. Non si tratta di una sceneggiata erotica o di una dissacrazione di corpi. Questo spettacolo può essere definito banale o destabilizzante soltanto da chi è ancora radicato a quella forma di teatro che, seppur tradizionalistica, è ormai passata. Quella stessa visione che tarpa le ali alle nuove e giovani menti creative della città partenopea e non rende onore e giustizia a quella Napoli che da a si pone come cerniera di culture e catalizzatore di espressioni artistiche. Si tratta bensì di poesia, di filosofia, di antropologia, di psicologia, si tratta di arte.
Arte pura che ritrova citazioni importanti agli occhi di chi conosce la storia e la storia dell’arte e la sua fenomenologia. Un viaggio che fa riflettere e interrogare sull’evoluzione/involuzione del genere umano. Emma Dante arriva a Napoli nello stesso tempo di Robert Mapplethorpe in mostra al Madre e Canova al Mann. Un dialogo sul corpo umano tra teatro, danza, fotografia e scultura nel giro di pochi metri, in quella che doveva essere, e oggi sta diventando, la cittadella delle arti pensata da Errico Alvino alla fine del 1800. Dialoghi possibili e riflessioni immediate sulla bellezza del corpo, sulla ricerca dell’uomo e sulla consapevolezza dell’essere in un luogo. Chi conosce Emma Dante sa che nei suoi spettacoli ama stupire, stravolgere e sconvolgere gli animi; far riflettere.
In Bestie di scena, lo spettatore, anzi il fruitore, interagisce visivamente con i personaggi seguendo i loro movimenti, in attesa di scoprire il senso e, o, il concetto di determinate azioni. Le performance mettono in atto un processo selvaggio che rimanda a quello attraverso il quale nasce e si forma un individuo. Infatti, spiega la Dante: “c’è una comunità in fuga. Come Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso, le “bestie” finiscono su un palcoscenico pieno di insidie e di tentazioni, il luogo del peccato, il mondo terreno”.
Settanta minuti, caratterizzati da suoni, versi, rumori, oggetti di scena come scope e catene, ma anche noccioline come spuntino durante le interpretazioni scimmiesche delle Bestie “dantesche”, pensate forse per suscitare anche una riflessione sullo zoomorfismo per poi arrivare, attraverso una specifica comunicazione non verbale, al superamento di genere e, perché no, al ritrovamento della purezza, senza pudore, del corpo.
La bellezza si trova li dove l’occhio umano si confonde e con Bestie di scena Napoli, attraverso l’offerta culturale, sociale ed educativa del Teatro Bellini, ha vissuto un momento unico, originale e sicuramente bello.
Lo spettacolo di Emma Dante ha visto protagonisti sul palco: Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli, Marta Zollet, Daniela Macaluso e Gabriele Gugliara e, di sicuro, resterà nella memoria di chi l’ha visto e vissuto.
La messinscena, il cui disegno luci è di Cristian Zucaro, è una coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico, Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo, Festival d’Avignon coordinamento e distribuzione Aldo Miguel.