laura tresa intervista

Classe ’78, mora, bellissima e altissima, Laura Tresa è la regina delle modelle napoletane.

Da quando aveva nove anni è sempre stata sotto i riflettori. Una vita al limite  segnata da tanti incontri importanti: Ennio Morricone, Lionel Richie, Jean-Paul Gaultier. Nel suo passato tanta Tv. Nel suo presente spazio solo per la moda e la famiglia. Ha calcato centinaia di passerelle, e oggi, ovunque vada, è la protagonista indiscussa della scena.

Un consiglio per tutte quelle ragazze che vorrebbero intraprendere la tua carriera?

«Rispettate e fatevi rispettare. Bisogna saper ascoltare i consigli di chi ha più esperienza in questo campo, però bisogna anche non farsi mettere i piedi in testa. Rispetto per sé stessi e per gli altri, sempre».

Il ricordo più bello che hai dell’esperienza in Tv?

«Beato tra le donne. Era divertentissimo, si lavorava sotto al sole luglio e agosto. Eri a contatto con un sacco di ragazzi che appena vedevano noi ragazze si “scioglievano”»

E al Bagaglino come sei arrivata?

«Pierfrancesco Pingitore mi scelse come ballerina di fila a Saloon, che era la trasmissione televisiva del Bagaglino. Dopo due anni mi diede il ruolo di prima donna accanto a showgirl del calibro di Pamela Prati, Valeria Marini e Zaira Montico. Qui io ballavo, cantavo, presentavo e recitavo. Tutto ciò senza mai aver abbandonato la moda, il mio primo amore. Ammetto che un po’ mi manca calcare le luci del palcoscenico, ma sono contenta così, perché io ho scelto liberamente per amore della famiglia di mettere un freno a tutto ciò».

E poi? Che è successo?

«Poi è arrivato l’amore, quello vero, quello al quale non sai dare una spiegazione, quello del batticuore. Infatti, mi ritrasferii a Napoli e rifiutai un lavoro offertomi dall’allora nascente Sky:una trasmissione tutta mia. Ma al cuor non si comanda…

Napoli ti mancava?

«Bisogna pensare che quando guardo Napoli mi emoziono. Porto con me sempre due oggetti inseparabili, oltre la fede: un anello raffigurante il panorama di Napoli e un piccolo corno… Se questa non è malinconia!».

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