Cavallo Napoletano. Che se ne dica o meno, l’equitazione, ovvero l’arte di andare a cavallo, nacque a Napoli.
La passione per il cavallo a Napoli nacque dall’ammirazione per il cavallo Napoletano, la razza nostrana (a detta di molti) perfetta. Principi, re e regine di tutto il mondo facevano a gara per aggiudicarselo. Il cavallo Napoletano nacque in quella che veniva chiamata la Campania felix dai Romani: libero e forte poteva correre in un ambiente climatico a lui favorevole. Annibale si fermò proprio a Capua per procurarsi alcuni di questi esemplari. I cavalli locali si incrociarono prima con quelli Etruschi e poi con quelli Romani. Da questi incroci nacquero dei cavalli bellissimi e longilinei, snelli ma anche poderosi e robusti.
Va considerato inoltre che Federico II portò a Napoli dei cavalli orientali veloci e leggeri che si fusero con i cavalli turchi dal sangue nobile. Il cavallo che ne uscì divenne l’equino più invidiato al mondo, insieme a quello iberico, berbero e turco. Una razza di cavallo pregiato e ricercato sin dal Medioevo. Così Giuseppe Maresca, proprietario di una torrefazione e grande appassionato di cavalli, cominciò la sua ricerca per ritrovare il cavallo Napoletano, oramai estintosi.
La sua indagine lo portò fino in Serbia, dove scovò il discendente di un cavallo Napoletano venduto dai certosini all’Imperatore d’Austria. Fino a quando nel 1990 riuscì a portare il prezioso cavallo nella sua scuderia di Piano di Sorrento, il quale si accoppiò con una cavalla di antica razza allevata dai contadini di Capua. Dall’unione nacquero Napoletano II, che a sua volta generò Napoletano III, Nereo, Scaramuzza e altri esemplari ancora, fino ai giorni nostri.