La forchetta arrivò in Italia nell’anno 1000 introdotta dalla principessa bizantina Maria Argyropoulaina che sposò Giovanni Orseolo, figlio del doge di Venezia. Si trattava di forchettoni d’oro molto appuntiti a 2 o 3 rebbi, nate fondamentalmente per infilzare i datteri.
Prima dell’arrivo della bizantina principessa, in Europa il cibo si mangiava, sin dall’epoca greco-romana, rigorosamente con le mani. Solo le famiglie più nobili utilizzavano dei ditali d’argento per non sporcarsi e non scottarsi le dita.
Dalla prima comparsa della forchetta ad opera dei bizantini in Italia, la posata cominciò a prendere piede anche in Francia e in Spagna non però senza il dissenso della Chiesa che la considerava uno strumento infernale e demoniaco visto che ricordava il forchettone utilizzato da Satana nell’Inferno. Fu proprio la Chiesa ad ostacolarne infatti la diffusione fino al 1700 quando le forchette furono introdotte anche nei conventi.
Per 700 anni quindi la forchetta che è stata utilizzata è stata quella a 2 o 3 rebbi, molto alta e appuntita, poco agevole per essere usata a corte e mangiare per esempio gli spaghetti. E’ stato così che nel 1770 a Napoli nacque la forchetta come oggi la conosciamo noi, a 4 rebbi. Presso la corte di Re Ferdinando di Borbone, il ciambellano Gennaro Spadaccini ebbe infatti l’idea di creare una forchetta più corta di quella esistente, meno appuntita e soprattutto con 4 rebbi piuttosto che 3 per agevolare il re e i cortigiani a mangiare gli spaghetti.
La forchetta in uso oggi in tutto il mondo è stata quindi pensata e ottimizzata dal ciambellano napoletano della corte borbonica del ‘700. Anche stavolta un bel primato storico per Napoli e per le sue menti geniali!