C’è voluto un anno, dopo l’approvazione della legge regionale n. 14/2019 sulla tutela della lingua napoletana, per giungere alla nomina, avvenuta nei giorni scorsi, del relativo Comitato Scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano, costituito da: Maurizio De Giovanni, Nicola De Blasi, Rita Enrica Librandi, Carolina Stromboli, Francesco Montuori, Armando De Rosa e Umberto Franzese.
Da materiale promotore ed estensore del testo originario della proposta di legge, di cui è stato firmatario il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, non posso che esserne contento. Se non fosse per alcune legittime perplessità:
1) il testo approvato è risultato di un compromesso in Consiglio con la proposta parallela della destra e ne risulta perciò piuttosto modificato lo spirito originario, che puntava a salvaguardare e valorizzare non solo il Napolitano, ma la gamma di idiomi regionali della Campania;
2) l’attuale legge si è limitata a costituire il solo Comitato Scientifico, mentre la proposta iniziale prevedeva l’istituzione di un Istituto ad hoc, aperto non solo a docenti universitari, ma a cultori della materia ed altri che da anni svolgono un difficile lavoro di promozione della lingua e della cultura napolitana, alla base e volontariamente;
3) i componenti del Comitato, nominato dalla presidenza del Consiglio Regionale, avrebbero dovuto essere eletti in numero di 3 dallo stesso e ad essi si dovevano aggiungere altri 4 membri, scelti dalla Conferenza dei Rettori Universitari. Dei sette nominati, quattro sono effettivamente illustri cattedratici, mentre gli altri tre sono, rispettivamente, un pur molto noto scrittore, un attivo napoletanista e… l’addetto stampa del Consiglio Regionale;
4) l’assenza nel Comitato di persone che da molti anni si spendono per difendere e valorizzare la nostra grande lingua – al di là della scarsa trasparenza sul bando relativo e sulla nomina di vertice, a causa del Covid – non mi sembra che inauguri una nuova stagione di collaborazione tra studiosi e ‘attivisti’ del Napolitano.
Il rischio è che si sia istituita l’ennesima ‘commissione’ istituzionale e che, mentre illustri luminari continuano a studiare il problema, la nostra lingua – già troppo maltrattata quotidianamente – faccia una brutta fine. Ma noi napoletanisti non resteremo certo a guardare e continueremo nel nostro impegno di ogni giorno.