Le prossime regionali in Calabria, dopo la prematura dipartita della governatrice Jole Santelli, saranno l’ennesimo banco di prova per testare e consolidare, con una tappa in più, quella mai sopita idea di unione politica con testa, cuore e sede nella nostra amata Terra.
Sud un tempo chiamato romanticamente “Ausonia” ed “Hesperia” ed oggi , da colonizzati: Meridione, Italia Meridionale o, come entità geo-economica e demografica, Mezzogiorno d’Italia.
Termini che spesso, con accezione negativa (come per esempio “Terronia”), palesano una indotta forma di sudditanza e subalterna posizione rispetto alla locomotiva d’Italia: l’opulento Nord.
Tenacemente rincorriamo da decenni, come un mantra, la convinzione di partorire un grande partito meridionalista, in grado, se si ridimensionassero i personalismi e gli egoismi di alcune primedonne, di dar lustro alla nostra Terra al fine di stabilire equilibri, tra Nord e Sud, di opportunità, finanziamenti ed accesso al credito da sempre a noi preclusi o con oggettive discriminazioni e che, con la cattiva gestione istituzionale del Covid, inaspriti in maniera devastante.
E allora che possa essere foriere di future iniziative un coordinamento di tutti i movimenti, partiti, associazioni e singoli che amano la nostra Terra dove incontrarsi e scambiarsi idee e strategie e dove, al di là della pluralità di sigle, possiamo ambire all’ottenimento di riconoscimento, innanzitutto, di Popolo.
E il simbolo più autentico del nostro popolo è il cavallo impennato (nella foto), che per secoli è stato l’emblema non solo della nostra Capitale, ma dell’intero Regno di Napoli, quello che andava dal fiume Tronto allo stretto di Messina. È magnifico ed esprime la fierezza e l’indomita libertà di una nobile Terra che tutti siamo tenuti a onorare, affinché nessun ignobile traditore possa considerarla semplice bacino di voti per poi rivenderla agli interessi di Roma e del Nord.
“Ho capito perché a noi meridionali ci hanno chiamato Mezzogiorno d’Italia: per essere sicuri che a qualunque ora scendevano al Sud, si trovavano sempre in orario per mangiarci…”
Un immenso e compianto Massimo Troisi e la sua sofferenza mascherata da un sarcasmo intelligente nel parlare della Questione Meridionale.
Patrizia Stabile