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Striscioni razzisti e anti-napoletani: è arrivato il momento di agire. Con questo intento, il Movimento Neoborbonico ha inviato al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese l’invito ad avviare adeguate e approfondite indagini in merito a due striscioni “antinapoletani” apparsi la notte del 31 gennaio a Milano e a Roma.

Nel primo la scritta “Napoletani figli del colera vi mettiamo in quarantena”. Nel secondo una scritta tra l’apologia di reato e l’istigazione a delinquere con gli auguri a “Danielino” De Santis e un’altra frase in evidenza: “la tua gente non dimentica le tue gesta” ed è chiaro che le “gesta” di cui si parla sono vergognosamente legate all’assurdo omicidio ai danni del povero Ciro Esposito, ucciso (era scritto nelle motivazioni della sentenza) solo perché “napoletano”, in una serata in cui, tra l’altro, la squadra dell’assassino neanche giocava. Nel primo caso, di fronte alle drammatiche emergenze attuali, si ricorda un vero dramma (quello del colera) vissuto a Napoli circa mezzo secolo fa e senza neanche un motivo banale e contingente (non si giocava Napoli-Inter).

Qualche giorno fa il mondo intero si è (giustamente) indignato per le scritte contro gli Ebrei su una porta. Il razzismo è sempre razzismo anche quando si colpiscono magari i Napoletani o i Meridionali e se non è goliardia quella di quelle scritte ignobili, non è goliardia neanche quella (addirittura più subdola e plateale) di quei due striscioni. Dal punto di vista culturale, più o meno da 150 anni, del resto, a furia di ignorare e di minimizzare, si creano preconcetti e luoghi comuni e si creano alibi per non risolvere e per aggravare questioni meridionali sempre più drammatiche soprattutto per i giovani del Sud.

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