Stockfellas: La finanza approda alla Blockchain
I fondatori della Stockfellas

La novità. È nata in Campania ed è “hi-tech” la prima società italiana di trading decentralizzata. Ha sede anche nel Regno Unito

“John, una cosa che ti posso garantire, anche in questo mercato, è che io non chiedo mai ai miei clienti di giudicarmi per i profitti, gli chiedo di giudicarmi per le perdite perché ne ho davvero poche”. Giovani, spregiudicati, sicuri, ambiziosi, vincenti come Jordan, “The Wolf of Wall Street”, eppure capaci di costruire senza frodi, senza inganni, anzi, mettendo al centro della loro mission proprio la trasparenza. Francesco Casella, il fondatore, Maksym Rolli, Michele Papa e Marco Cuozzo sono i soci della Stockfellas, la prima società italiana di trading decentralizzata, con sede anche nel Regno Unito.

Il vostro logo raffigura un lupo, un animale forte, protettivo e che ama sentirsi parte di un branco. E recita: “Be your future”. Cosa vuole comunicare?

“La nostra è una scelta di innovazione. Con il pay off “Be your future” intendiamo sicuramente mettere in luce la nostra scelta, come società, di adottare la Blockchain. Si tratta nella fattispecie di una tecnologia rivoluzionaria – che poi è alla base delle nuove valute digitali – dove tutte le transazioni sono dei dati digitali che vengono approvati dagli stessi utenti e che, pertanto, non possono essere modificati. Potremmo definirla un libro mastro pubblico: tutti movimenti finanziari sono visibili dal cliente e inalterabili. È una garanzia che offrono in pochi. Allo stato attuale, infatti, ad aver adottato questa tecnologia sono circa 500 compagnie in tutto il mondo. Noi siamo tra quelli”.

Potremmo definirvi dei precursori quindi in quest’ambito?

“Sì, in effetti siamo tra i primi nel nostro settore ad utilizzarla. Oltre noi, solo la Jp Morgan, una società leader in termini di servizi finanziari globali, che ha sede in America. Per il resto si tratta prevalentemente di compagnie aree o assicurative. Questa tecnologia rappresenta proprio un nuovo modo di intendere Internet, perciò occorrerà del tempo prima che la si assimili. Abbiamo scelto di sperimentare sapendo di essere i primi in Italia”.

In cosa altro vi differenziate dalle altre realtà finanziarie presenti sul territorio?

“Noi offriamo livelli di investimento molto più bassi rispetto a quelli solitamente richiesti. Ad esempio, se si è in possesso di circa 5.000 euro, una cifra comune al risparmiatore medio, i rendimenti bancari attualmente proposti non superano il 2 o il 3%, e, anche nel caso di capitali superiori, si assestano al 10 o al 20%. Noi invece, attraverso lo strumento finanziario chiamato “leva”, riusciamo a realizzare il 20, il 30, il 40, e alle volte il 50% annuo, anche con cifre più contenute. L’investimento minimo che richiediamo è di appena 2000 euro. La nostra forza poi, in termini di fiducia nel rapporto con il cliente, è data dalla trasparenza garantita con la Blockchain e nel connettere i nostri interessi a quelli degli utenti: guadagniamo solo se anche loro guadagnano”.

Trader si nasce o si diventa? Che tipo di competenze sono richieste per poter fare questo lavoro?

“Occorre una forte solidità caratteriale e la capacità di applicare una disciplina nelle proprie azioni. Si tratta di un lavoro in cui euforia e paura fanno da padrone e, pertanto, occorre essere capaci di non lasciarsi condizionare dalle emozioni. Queste caratteristiche permettono sicuramente a chi le possiede di poter fare trading in maniera profittevole e per lungo termine. Dopodiché trader lo si può diventare attraverso l’acquisizione di conoscenze teoriche e molta pratica”.

A proposito di questo, da poco avete intrapreso anche l’esperienza della formazione…

“Sì, e offriamo un corso differente da tutti gli altri già esistenti in Italia poiché la nostra proposta formativa, che parte dalle basi e arriva a un livello avanzato, è di 6 mesi: 24 lezioni, una a settimana, individuali o di gruppo. Alle conoscenze teoriche affianchiamo molta pratica,
che è l’aspetto fondamentale. La durata è dovuta proprio a questo, al garantire il raggiungimento di una professionalità, tale da poter lavorare autonomamente e ottenere dei guadagni stabili nel tempo. Noi stessi siamo i primi alla ricerca di nuovi talenti da inserire nella nostra realtà e per uno dei nostri corsisti (Marco Cuozzo, ndr) è andata così: oggi lavora con noi come trader”.

Che tipo di utenza è quella che frequenta i vostri corsi?

“Molto variegata: medici, pizzaioli, liceali. Principalmente giovani già incuriositi da questo mondo che non sanno come approcciarlo. In Italia, dove ancora non si può parlare di una cultura finanziaria realmente consolidata, se ci sono dei corsi sono tenuti non da trader professionisti ma da docenti, eccellenti nella teoria alla quale però non affiancano la pratica. Ma il fulcro di questo lavoro è tutto lì: devi imparare come si perde e soprattutto come si guadagna!”.

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