È stata una settimana di passione, quella che va a concludersi, per la Linea 1 della metropolitana di Napoli. Bloccata per cinque giorni su otto, senza un perché. O almeno senza una spiegazione logica, ufficiale. “Metro Linea 1: dalle ore 8:55 la circolazione è limitata alla tratta parziale Piscinola – Dante”, è il messaggio diffuso da Anm via social network, a sottolineare per l’ennesima volta la limitazione della tratta della principale linea cittadina, con turisti e pendolari impossibilitati a usare la metro da e per piazza Garibaldi. La situazione si è fatta davvero insostenibile e sta sempre più squalificando una realtà che pure è famosa in tutto in mondo per le sue straordinarie stazioni d’arte. Un paradosso che viene sempre più spesso sottolineato proprio dai turisti, che magari si sono fermati a bocca aperta e naso all’insù ad ammirare le meraviglie della stazione di Toledo e che poi, giunti al binario debbono fare marcia indietro perché i convogli sono bloccati. Con l’imminente riapertura totale delle scuole il problema si porrà in maniera ancor più grave, considerato che sono migliaia gli utenti (professori, impiegati, studenti) che si spostano in metro per raggiungere l’edificio scolastico e per tornare a casa.
Superfluo raccontarvi delle proteste degli utenti che per tutta la settimana si sono trovati di fronte al blocco. Ma la cosa che più infastidisce e che al di là di qualche cartello informativo non sempre visibile, non c’è mai una spiegazione che dia conto del disservizio. Il che fa letteralmente imbestialire quanti hanno programmato uno spostamento in città, magari hanno anche un appuntamento importante e indifferibile, e si trovano costretti a dover rivoluzionare o rinviare le incombenze.
Spesso i guasti, oltre che per motivi strettamente tecnici sono dovuti anche all’obsolescenza delle vetture. Questi contrattempi dovrebbero essere in parte eliminati con la prossima entrata in servizio delle nuove vetture. Ma restano i problemi di base di impianti che stanno mostrando crepe strutturali mai fronteggiate in maniera drastica e risolutiva.
A tutto ciò si aggiungono i problemi determinati dalla crisi economica ed occupazionale, resa ancor più gravi dal Coronavirus che ha comportato misure restrittive anche per i dipendenti e per l’utilizzazione degli impianti.