Nella desolante situazione del problema dello smaltimento dei rifiuti a Napoli e provincia si apre all’improvviso uno spiraglio. È accaduto nei giorni scorsi, con la posa della prima pietra (simbolica) dell’impianto di compostaggio di Pomigliano d’Arco, che avrà una potenzialità di smaltimento di 24 mila tonnellate di rifiuto umido annua. Una goccia nel mare dei rifiuti, ma un primo passo che apre il cuore alla speranza.
Nel giorno dell’avvio dei lavori il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha auspicato che la costruzione del sito “si concluda – ha detto – nel giro di un anno”. L’impianto è il primo della lista di 15 decisi dalla Regione Campania per rendere la regione autonoma nello smaltimento del rifiuto umido e costerà 8,5 milioni di euro, finanziati dall’ente di Santa Lucia nell’ambito dei 220 milioni stanziati in totale per il piano. La capacità di smaltimento corrisponde ai rifiuti prodotti da centomila abitanti.
L’impianto smaltirà 18mila tonnellate di rifiuti di cucine e mense e seimila tonnellate di rifiuti provenienti dalla manutenzione del verde, mentre non sarà previsto il trattamento di altre tipologie di rifiuto quali fanghi o altri rifiuti biodegradabili. Al termine del ciclo l’impianto produrrà compost.
Il sito di compostaggio sorgerà in un’area di proprietà del Comune di Pomigliano con destinazione urbanistica compatibile ad una installazione impiantistica e intorno non ha case isolate a meno di 200 metri. L’impianto viene costruito da oggi vicino a diverse strade a scorrimento veloce come la Strada Provinciale Pomigliano-Acerra e lo svincolo sull’asse mediano che consente di raggiungere l’impianto non transitando per il centro abitato. L’impianto sorge nell’area di un comune virtuoso, appunto Pomigliano che è tra i più avanzati nella provincia di Napoli visto che ha raggiunto il 70 per cento di differenziata. Attualmente il Comune di Pomigliano d’Arco sta smaltendo i rifiuti biodegradabili in Veneto con un costo di 160 euro a tonnellata, un costo che si avvia a salire a 200 euro a tonnellata per un costo annuale di smaltimento di 1,4 milioni di euro. Quando l’impianto entrerà in funzione la spesa del Comune sarà di 83,7 euro a tonnellata con un risparmio di oltre 800mila l’anno a cui si dovrà sommare il contributo ambientale che sarà versato al Comune ospitante.
In totale in Campania il piano regionale prevede nel 2020 una produzione di annua di rifiuti biodegradabili raccolti pari a circa 745 mila tonnellate l’anno e in questo momento tra impiantistica pubblica e privata la potenzialità di smaltimento in Regione è di 278 mila tonnellate l’anno.
L’altro impianto di compostaggio che sarà avviato quest’anno sarà quello di Teora in provincia di Avelllino. I lavori i lavori riguardano l’ampliamento di un impianto già esistente e che verrà portato a trattare 30.000 tonnellate di rifiuto umido l’anno. I due impianti di Pomigliano e di Teora sono quelli più avanzati nelle procedure e non hanno bisogno di una Valutazione di Impatto Ambientale: entrambi i siti sono quindi alla fase di verifica del progetto definitivo che porta poi al progetto esecutivo e al bando della gara che, senza contare possibili ricorsi all’esito della gara stessa, dovrebbe essere assegnata per la fine di quest’anno e dare il via al cantiere.
Sono tre, invece, gli impianti la cui costruzione, prevedono in Regione Campania, partirà sempre nel 2020. Si tratta dell’impianto di Napoli Est, nel quartiere partenopeo di Ponticelli; di quello di Battipaglia, in provincia di Salerno; quello di Tufino, dove verrà trasformato in struttura per il compostaggio lo stir attualmente esistente. Gli impianti previsti, spiegano i tecnici della Regione, prevedono un tempo di costruzione di circa un anno, perché la maggior parte è prefabbricata con linee di impianti che devono essere solo montate e poca parte di edilizia.