Un monumento unico al mondo come il Complesso degli Incurabili di Napoli con l’annessa Farmacia, che è un gioiello barocco di inestimabile valore, sta crollando a poco a poco. Ma al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella sembra non interessare. Piuttosto è preoccupato per le sorti della cattedrale parigina di Notre Dame, parzialmente bruciata da un rogo due settimane fa. Ieri il presidente era in visita ufficiale a Parigi. E qui, di prima mattina, accompagnato da sua figlia Laura e dal ministro della Cultura, Alberto Bonisoli, si è subito recato in visita alla cattedrale di Notre Dame. Un gesto ancor più carico di valenza simbolica, se si considera che Mattarella è stato il primo Capo dello Stato a recarsi sul luogo dopo il drammatico evento che ha colpito la capitale francese. Giunto sul posto, il presidente ha espresso pubblicamente il suo ringraziamento ai vigili del fuoco francesi che “meritano la riconoscenza di tutta l’Europa” e che hanno salvato “un vero archivio di memoria, nel quale si specchia tanta parte della storia dell’Europa”. Così Mattarella ha definito la cattedrale parigina semidistrutta dall’incendio dello scorso 15 aprile. “In Italia – ha aggiunto ieri Mattarella – le ore dell’incendio sono state seguite con angoscia e con affetto, perché tra l’altro, Francia e Italia condividono una grande sensibilità per il patrimonio culturale”.
E gli Incurabili? Non sono patrimonio culturale? Passi l’ipocrisia degli italiani, che pure avevamo evidenziato con la prima pagina del nostro giornale dello scorso 18 aprile, ma quella del Capo dello Stato no! Messaggi di solidarietà, collette e pagine a lutto sui social network all’indomani dell’incendio a Notre Dame: non un post di solidarietà, né di conforto dal mondo italico e ovviamente nemmeno un euro racimolato per gli Incurabili. E anche il presidente Mattarella non ha pronunciato una parola, né tantomeno fatto un sopralluogo veloce nel Complesso monumentale degli Incurabili di Napoli, dichiarato “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco che a fine marzo ha visto crollare il pavimento di uno dei suoi edifici, la Chiesa di Santa Maria del Popolo. Basta cercare su Google le parole chiave “Mattarella” e “Incurabili” insieme per notare che il Capo dello Stato italiano non ha mai rilasciato nemmeno un commento per il crollo nel complesso monumentale situato nel Centro storico partenopeo. I risultati della ricerca mostrano solo commenti riferiti all’ambito sanitario, ovvero a quando il presidente italiano si è interessato a qualche evento riferito alle malattie incurabili. Eppure Mattarella a Napoli c’è stato, e il crollo agli Incurabili si era già verificato. Risale infatti allo scorso 13 aprile l’ultima visita a sorpresa del Capo dello Stato in terra partenopea, ad appena una settimana dal secondo cedimento nel complesso, quello del 6 aprile, che ha portato alla chiusura del nosocomio, al trasferimento di 23 pazienti in altre strutture ospedaliere e allo sfollamento di 21 famiglie costrette a lasciare le loro abitazioni, in seguito allo sgombero deciso a causa dei diversi cedimenti. Una situazione drammatica dal punto di vista architettonico ma anche sociale (a differenza di quella che riguarda Notre Dame) per le conseguenze che ha prodotto, ma non degna a quanto pare, fino ad ora nemmeno di una parola del presidente Mattarella. Al quale vorremmo dire che anche qui i pompieri hanno fatto un grande lavoro e che gli Incurabili non sono da meno come “archivio di memoria”, anzi lo sono anche di più della cattedrale francese, avendo all’interno opere ben più antiche. Il Complesso degli Incurabili rappresenta un patrimonio mondiale storico, artistico e culturale da preservare intatto alle generazioni future. Lo dice l’Unesco, non noi. E allora il Capo dello Stato dovrebbe almeno visitare quel luogo, rendersi conto di cosa è accaduto e di cosa si può fare per salvarlo prima che vada perso per sempre.
Va bene la visita a Parigi, va bene augurarsi che Notre Dame sia ricostruita. Ce lo auguriamo tutti. Ma prima c’è Napoli. Prima c’è l’immenso patrimonio di questa città che non ha eguali nel mondo, nemmeno a Parigi. Venga, presidente. Gli Incurabili l’aspettano. Venga e ci faccia sentire “fratelli d’Italia”, come ci è stato imposto da 151 anni. Oppure Napoli non fa parte dell’Italia? Forse Parigi è più importante? Fu proprio una stirpe di origine francese, i Savoia, a rubarci tutto: adesso dobbiamo pensare che i francesi ci rubano anche l’attenzione del presidente della Repubblica?
Il direttore: Alessandro Migliaccio
Giornalista e scrittore, autore di numerose inchieste nazionali sulla camorra, sugli sprechi di denaro pubblico, sulla corruzione, sulle truffe e sui disservizi in Italia. Ha lavorato dal 2005 al 2020 per “Le Iene” (Mediaset), affermandosi con una serie di servizi che hanno fatto scalpore tra cui quelli sulla compravendita di loculi nei cimiteri, sulla cosiddetta “terra dei fuochi” e sulla pedofilia nella Chiesa. Ha lavorato anche per “Piazza pulita” (La7), Il Tempo, Adnkronos, E-Polis, Napolipiù, Roma, Il Giornale di Napoli e Il Giornale di Sicilia. Ha scritto tre libri di inchiesta (“Paradossopoli – Napoli e l’arte di evadere le regole”, ed. Vertigo 2010, “Che s’addà fa’ pe’ murì – Affari e speculazioni sui morti a Napoli”, ed. Vertigo 2011 e “La crisi fa 90”, ed. Vertigo 2012) e un libro di poesie (“Le vie della vita”, ed. Ferraro 1999). Ha ricevuto una targa dall’Unione Cronisti Italiani come riconoscimento per il suo impegno costante e coraggioso come giornalista di inchiesta. Ha ricevuto anche il Premio L’Arcobaleno napoletano dedicato alle eccellenze della città partenopea. È stato vittima di un’aggressione fisica da parte del comandante della Polizia Municipale di Napoli nel 2008 in seguito ad un suo articolo di inchiesta ed è riuscito a registrare con una microcamera nascosta l’accaduto e a denunciarlo alle autorità devolvendo poi in beneficenza all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli la somma ricevuta come risarcimento del danno subito.
Dal 2019 è il direttore di Quotidianonapoli.it