I penalisti napoletani hanno proclamato tre giorni di sciopero (oggi venerdì ultimo giorno) per protestare contro il sovraffollamento delle carceri. Un problema sociale che da anni riguarda tutto il Paese e in particolare Napoli, dove la situazione è sempre ai limiti nelle due carceri di Poggioreale e Secondigliano. Una problematica grave e complessa. Ne abbiamo parlato con Samuele Ciambriello, da ottobre 2017 eletto dal Consiglio regionale della Campania garante per i detenuti. Un impegno che è nelle corde di Ciambriello, da molti anni, prima di essere eletto, già impegnato su questo delicatissimo fronte. Non a caso Ciambriello fa subito riferimento allo sciopero dei penalisti.
Possiamo definirlo uno sciopero di solidarietà?
“Sì, sono grato alla camera penale di Napoli che ha deliberato tre giorni di astensione dalle attività giudiziarie per il sovraffollamento delle carceri italiane e la visione carcerocentrica del Governo, anche rispetto alla mancata attuazione dei decreti delegati. A Poggioreale c’è una percentuale di sovraffollamento del 156/%, il tasso di sovraffollamento nelle carceri campane invece è del 132%. A Poggioreale ci sono 2360 detenuti rispetto ad una capienza reale di 1372 posti, visto che sono in corso lavori di ristrutturazione di due padiglioni. In questo momento i detenuti in Campania sono 7787, dei quali 387sono donne, 1008 sono stranieri. I detenuti in posizione giuridica definitiva sono 4575, di cui 203 sono in semilibertà. Per tutte queste persone abbiamo in organico di Polizia Penitenziaria 4035 uomini e donne, a fronte di 4071 previsti. Mi risulta che purtroppo ogni giorno ci sono 630 agenti di Polizia Penitenziaria che a vario titolo non vanno a lavoro. A Poggioreale mancano circa 200 agenti, spesso turni massacranti portano un agente a “guardare” anche più di 100 detenuti”.
Ma in questa situazione così grave come si muove il garante per i detenuti?
“In una situazione di ripresa, crescente, rapida e non casuale di quel sovraffollamento che mortifica la dignità del mondo interno delle carceri, recentemente ho messo in campo, come garante campano dei detenuti diversi confronti con la Magistratura di Sorveglianza per l’implementazione di quelle misure alternative alla detenzione che, comunque, rappresenterebbero una strategia diversificata del contrasto alla criminalità. Riflettori puntati anche sul rapporto città e sicurezza e sulle prassi di inclusione sociale, per evitare la recidiva. Riflettori puntati anche sulla legge “spazzacorrotti” approvata dal nuovo Governo che ha tradotto centinaia di persone in carcere, anche se incensurate, con più di 70 anni e con pene al di sotto ai tre anni. Una legge che equipara i reati di pubblica amministrazione a quelli di mafia!”.
In questa situazione quale ruolo recita la magistratura e in particolare la magistratura di sorveglianza?
“Il ruolo della Magistratura di Sorveglianza, oltre che alle questioni relative ai diritti dei detenuti durante l’esecuzione della pena, è esteso anche alla concessione e alla gestione delle pene alternative alla detenzione, sia per la parte finale della pena, sia prima dell’inizio della sua esecuzione. In una società in cui si afferma ‘Meno Stato e più galera’, occorre valorizzare le buone ragioni del sistema costituzionale della pena flessibile ed una critica serrata ed appassionata delle cattive ragioni della sua mancata e incompleta attuazione. In Italia su 60.420 detenuti ci sono circa 5000 che devono scontare solo un anno. Mettiamo in campo pene e luoghi alternativi al carcere”.