Il debito. C’è anche l’incantevole Villa Ebe tra i beni del Comune di Napoli messi in vendita
dopo la richiesta della Corte dei Conti di pagare in un’unica rata la multa di 85 milioni per lo sforamento del 2016, che origina dal mancato inserimento del debito per gli interventi post terremoto:circa 80 milioni dovuti al consorzio Cr8.
Il castello dell’architetto Lamount Young, chiamato così per la moglie Ebe, fu costruito nel 1922 e fu abitato fino al 1970, fino a quando la signora Young non passò a miglior vita. In questo palazzo inoltre, lo stesso Lamount Young si suicidò nel 1929. Dopo la morte della moglie di Young, Villa Ebe passò nelle mani del Comune e dei suoi amministratori, che nel tempo non hanno fatto altro che abbandonarla nel degrado e nell’incuria più totale. Non sono bastati due incendi, uno nel 1997 e un altro nel 2000 per decidere di mettere al riparo questo incredibile castello. I due incendi dolosi hanno rovinato per sempre le sale interne di Villa Ebe. Sono stati tantissimi i progetti che sono stati presentati nel corso degli anni per rivalutare Villa Ebe: nel 2005 fu approvata l’idea di trasformare il castello in un museo interattivo dello stile Liberty a Napoli, ma non se ne fece più nulla; nel 2008 la Regione promosse un finanziamento da più di 3 milioni di euro grazie all’utilizzo di fondi europei, ma anche in questo caso, fu solo un clamoroso buco nell’acqua.
Villa Ebe però non è il solo bene del Comune messo in vendita per evitare il crac: oltre al castello situato sulle rampe di Pizzofalcone c’è il Mercato Ittico di piazza Duca degli Abruzzi, l’Ippodromo di Agnano e la sede comunale di via Verdi, la Centrale del latte di corso Malta e l’ex Fonderia Corradini di via Boccaperti a San Giovanni a Teduccio, ex fabbrica dismessa.