Il giornalismo, come lo intendo io, è diffondere ciò che qualcuno non vuole far sapere. Lo dice il giornalista e scrittore Horacio Verbitsky, quello che di recente ha accusato Papa Franesco di aver collaborato con la dittatura argentina. Questo non è un semplice lavoro. E non è un lavoro semplice. Ma se vi è in esso uno scopo nobile, quello è far venire fuori la verità. Perché solo la verità rende giustizia. E sono tante le verità nascoste. Una di queste ci riguarda da vicino: mentre per la Terra dei Fuochi della Campania si è parlato e sparlato su giornali e televisioni tanto da creare un “caso” internazionale, per l’inquinamento del Nord, la “loro” Terra dei Fuochi, a stento si diffondono notizie in merito. Eppure l’inquinamento miete più vittime al Nord Italia che al Sud Italia. Eppure oltre alla già grave presenza delle industrie, in molti Comuni del Nord l’aria è irrespirabile anche a causa della presenza di rifiuti speciali e pericolosi sotterratti dalle organizzazioni criminali. Come al Sud anche al Nord, con la differenza che si parla solo dei problemi del Sud.
Il professor Antonio Marfella, presidente dei Medici per l’ambiente, l’ha detto e ripetuto più volte, lanciando un messaggio di allarme indirizzato proprio alle popolazioni del Nord: “I bambini più a rischio per i rifiuti tossici sono i vostri, non quelli del Sud”. “Al Nord – ha detto Marfella – i registri tumori infantili arrivano a punte di 200 bambini per milione di abitanti che si ammala di cancro. La media italiana è 175. In Campania, compresa la Terra dei Fuochi, sono 165”. Ciò nonostante, ogni volta che viene fuori qualche scandalo sull’inquinamento nelle regioni del Nord Italia, non vi è la stessa eco di quando questo accade per qualche zona del Meridione. Mica vorrete fermare l’economia del Nord? O il turismo? Mica vorrete mettere un’etichetta alla “Gomorra” su Milano? No, questo destino riguarda solo Napoli e il Sud in generale. Però, come si dice, prima o poi la verità viene sempre a galla.
Ed ecco che nelle ultime settimane gli italiani stanno scoprendo che al Nord esistono chissà quante “strade dei veleni”. Così sono state ribattezzate le vie in cui sono stati sotterrati materiali pericolosi per la salute umana. L’ultima denuncia su questo “caso” è arrivata ieri dai Verdi, anche se sull’argomento sono bene informati al Governo da tempo e vi è anche un’inchiesta delle Procura della Repubblica di Venezia. “Metalli pesanti come fluoruro, bario, piombo, arsenico, mercurio, diossine o sostanze altamente cancerogene come il cromo esavalente sono stati impastati nei conglomerati da cui si ottiene il cemento e il calcestruzzo, in modo da risparmiare e smaltire scorie che avrebbero dovuto essere sottoposte ad un trattamento di decontaminazione”. La denuncia è del coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, esponente di Europa Verde, che annuncia di aver presentato “un esposto alla Commissione Antimafia affinché indaghi su questo drammatico problema”. Tra Lombardia, Veneto, EmiliaRomagna “sono oltre 120 i Comuni su cui sono stati sversati, sepolti o incapsulati, tra il 2014-2016, oltre 720 mila tonnellate di conglomerato miscelato con sostanze tossiche, chiamato “concrete green”, come sottofondo stradale secondo la Procura Distrettuale Antimafia di Venezia con un processo iniziato il 20 marzo scorso”, denuncia Bonelli. “Le organizzazioni mafiose – continua l’esponente dei Verdi – hanno investito le loro risorse su questo affare e oltre alle “strade del veleno” gli esempi sono diversi”. Nella ricostruzione post-sismica in Emilia Romagna l’amianto sarebbe stato miscelato con la terra per fare le pavimentazioni: lo dice l’inchiesta della Procura di Bologna sulle ‘ndrine nella regione. “Questo – dichiara il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli – è un fenomeno non nuovo, che nel passato hanno portato l’autostrada Brebemi e la Valdastico Sud a essere utilizzate per lo smaltimento di rifiuti tossici attraverso la falsificazione de cosiddetti codici rifiuti Cer, ma quello che preoccupa è che società coinvolte in questi traffici continuino a lavorare e per lo più per lo Stato”. C’è il rischio che gli inquinanti presenti nei conglomerati, possano aver determinato un inquinamento per liscivazione di campi attigui al luogo in cui è avvenuto il conferimento dei materiali contaminati. Abbiamo inviato inviato un esposto alla Commissione Antimafia affinché indaghi su questo drammatico problema che attenta all’ambiente, alla salute della popolazione e all’economia del nostro Paese”. Rifiuti tossici nell’asfalto, strade dei veleni. Non se ne parla tanto sui media nazionali. Eppure, secondo le prime indagini, ceneri pesanti miste a scarti dell’edilizia e delle demolizioni sarebbero state usate per la costruzione di strade interpoderali almeno nel periodo che va dal 2014 al 2016. La maggior parte dei sindaci dei Comuni coinvolti ha ricevuto nei giorni scorsi la documentazione relativa alla maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Venezia che coinvolge Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. Il pubblico ministero veneziano Giovanni Zorzi ha già chiesto il rinvio a giudizio per tre imprenditori veronesi, ora indagati per traffico e gestione illegale di rifiuti usati. L’inchiesta ha avuto origine dopo un maxi incendio scoppiato il 14 ottobre 2018 a Milano in via Chiasserini. Altri capannoni hanno però suscitato l’interesse degli investigatori a Venezia, Lodi e Verona. Quelli che contenevano il “concrete green”, materiale di cui sono state prodotte 720 mila tonnellate tra il 2013 e il 2016. Gli inquirenti avrebbero identificato almeno 71 cantieri in cui sono finite circa 300mila tonnellate di questo conglomerato, utilizzato per la realizzazione del sottofondo stradale, partite da un’azienda veneta del settore. La fortuna di questo prodotto sul mercato era assicurata dal fatto che veniva venduto a 17 euro al metrocubo contro i 247 euro dei conglomerati ecologici. Un prezzo concorrenziale senza essere sottoposto alla decontaminazione prevista. Il tutto a danno della salute dei cittadini. Siamo al Nord. Nella Terra dei Fuochi di cui nessuno parla.

Il direttore: Alessandro Migliaccio
Giornalista e scrittore, autore di numerose inchieste nazionali sulla camorra, sugli sprechi di denaro pubblico, sulla corruzione, sulle truffe e sui disservizi in Italia. Ha lavorato dal 2005 al 2020 per “Le Iene” (Mediaset), affermandosi con una serie di servizi che hanno fatto scalpore tra cui quelli sulla compravendita di loculi nei cimiteri, sulla cosiddetta “terra dei fuochi” e sulla pedofilia nella Chiesa. Ha lavorato anche per “Piazza pulita” (La7), Il Tempo, Adnkronos, E-Polis, Napolipiù, Roma, Il Giornale di Napoli e Il Giornale di Sicilia. Ha scritto tre libri di inchiesta (“Paradossopoli – Napoli e l’arte di evadere le regole”, ed. Vertigo 2010, “Che s’addà fa’ pe’ murì – Affari e speculazioni sui morti a Napoli”, ed. Vertigo 2011 e “La crisi fa 90”, ed. Vertigo 2012) e un libro di poesie (“Le vie della vita”, ed. Ferraro 1999). Ha ricevuto una targa dall’Unione Cronisti Italiani come riconoscimento per il suo impegno costante e coraggioso come giornalista di inchiesta. Ha ricevuto anche il Premio L’Arcobaleno napoletano dedicato alle eccellenze della città partenopea. È stato vittima di un’aggressione fisica da parte del comandante della Polizia Municipale di Napoli nel 2008 in seguito ad un suo articolo di inchiesta ed è riuscito a registrare con una microcamera nascosta l’accaduto e a denunciarlo alle autorità devolvendo poi in beneficenza all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli la somma ricevuta come risarcimento del danno subito.
Dal 2019 è il direttore di Quotidianonapoli.it