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I bambini e la moda gender fluid

L’allarme di una psichiatra: “I piccoli disorientati dalle lezioni di sesso di insegnanti spesso impreparati”

Il piccolo Salvatore, otto anni, si osserva compiaciuto davanti allo specchio mentre prova e riprova le scarpe con i tacchi a spillo della madre: “Dice che vuol essere una femmina”, racconta la nonna, “gliene ha parlato l’insegnante”. Manuela, 12 anni, dopo una complessa spiegazione alla mamma sulla differenza fra gay, lesbiche, trans, bisessuali, pansessuali, poliamorosi (etc etc) le confessa timorosamente di essere gay e le domanda: “Ma tu, mi accetti lo stesso?”. Giannina, 15 anni, capelli cortissimi, esclama sprezzante “io non vado nei negozi da donna!”. Tra gli studenti maschi, poi, avanza la moda di andare in giro con le unghie smaltate e con i capelli tinti… Insicurezze o atteggiamenti di sfida che potrebbero anche determinare pericoli: si sa che i bulli attaccano i più fragili.

“In questi anni nelle scuole forse si è esagerato, applicando i programmi sulla teoria del gender (non sei né maschio né femmina ma sei quello che senti di essere in qualsiasi momento…) senza tenere conto dei passaggi dell’età evolutiva”, denuncia una psichiatra che vuole restare anonima. Un processo iniziato in Italia con l’approvazione a fine 2012 della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere “, linee guida proposte dalla Fornero (e finanziate poi nel 2013 dal governo Letta con 10 milioni di euro) per la formazione di insegnanti ed alunni, da implementare nelle scuole in collaborazione con le 29 associazioni Lgbt che avevano collaborato all’elaborazione della “Strategia”. Tra i più solerti, i maestri e le maestre delle Elementari: ci fu qualche polemica, qualche caso di cronaca (anche nei Licei), nel più assoluto silenzio degli esperti, timorosi di essere fraintesi e criminalizzati nell’esprimere le proprie osservazioni ovviamente nel più assoluto e sacrosanto rispetto di ogni persona (sull’onda di tante battaglie l’omosessualità fu cancellata dal Manuale dell’American Psychiatric Association nel 1974 e dall’elenco delle malattie mentali dell’OMS nel 1990).
“Il bambino di 4-5 anni non è in grado di immaginare ciò che non è ancorato alla realtà che percepisce”, spiega la psichiatra,” e l’impatto precoce con la sessualità degli adulti lo confonde e lo spaventa, come la pornografia”. Forzature che possono avere effetti devastanti in questa fase della crescita in cui il cervello (ipofisi) manda i comandi al corpo per la formazione degli organi (anche sessuali)… Non inferiori i rischi per gli adolescenti, “immettendo ulteriori elementi di squilibrio in una fase già caratterizzata dai noti tormenti (e disagi con se stessi, col proprio corpo) dovuti alle tempeste ormonali e alla ristrutturazione cerebrale”. Un processo evolutivo che dura fino all’età adulta (come può dunque Manuela già sapere che è gay?).

Intanto l’ibrido avanza, l’eterogeneo fa tendenza. Se nei Quartieri spagnoli si notano ancora bambine vestite con cura da femminucce dalle mamme che intendono così accompagnarle nella ricerca della propria identità; negli ambienti borghesi invece genitori più indaffarati e distratti assecondano la tendenza “gender fluid” pensando di essere avanzati e che ciò sia il futuro, la modernità. Ma forse è già il presente. Il mondo della moda amplifica il messaggio. Ai concorsi di bellezza, ai festival musicali e in letteratura, al cinema e in tv, dilaga il trend arcobaleno, influenzando il costume e sfruttato a livello commerciale. Anche Amazon offre “acquisti Lgbt” tra cui zaini e altri oggetti per la scuola con la bandiera del Gay Pride. “Si parla tanto del ddl Zan”, conclude la psichiatra, “mentre ancora non siamo riusciti a colpire gli abusi sui bambini, la pedopornografia e il turismo sessuale minorile. Se il bambino non sa proteggersi dal pedofilo, e non viene protetto, come potrà mai decidere della sua identità di genere?”.

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