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Gioco d’azzardo, l’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa ha studiato le percentuali di ragazzi italiani
a rischio” e “problematici“.

Un gioco è tale perché rappresenta “ogni esercizio compiuto da fanciulli o adulti per ricreazione, divertimento o sviluppo di qualità fisiche e intellettuali”, come riferisce la sua definizione. Ma il progresso e tanti fattori sociali ed economici hanno portato a un concetto molto più ampio di esso che non sempre ha valore positivo.

Eccone qualche esempio:

sono stati diffusi i risultati degli studi IPSAD® ed ESPAD®Italia dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Ifc-Cnr) sul gioco d’azzardo in Italia. Il quadro che ne esce rivela che gli adulti (15-64 anni) scommettono sempre di più mentre è in calo il gioco d’azzardo, anche online, in tutte le regioni italiane.

Sud Italia

Purtroppo però è stato anche registrato che nel Sud Italia crescono gli studenti giocatori ‘problematici’ così come che sono sempre più diffusi Gratta&Vinci e scommesse sportive. Dai dati si evince che nel corso del 2017 hanno giocato almeno una volta oltre 17 milioni di italiani (42,8%), contro i 10 milioni del 2014 (27,9%), e fra questi oltre un milione di studenti (36.9%), in calo rispetto agli 1,4 milioni (47,1%) di otto anni prima. I problematici diminuiscono tra gli studenti dall’8,7% dei giocatori del 2009 ai 7,1% del 2017, in particolare nelle regioni del Centro e Nord Italia, mentre, come detto, dall’analisi fatta sono stati rivelati incrementi in Sicilia, Basilicata, Calabria, Molise e Abruzzo.

E la Campania? Come ne esce in questa classifica?

Nella tabella in cui si riporta la prevalenza degli studenti fra i 15 ed i 19 anni che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nei 12 mesi (dettaglio regionale 2008-2017) raggiunge il 44,1%, valore più alto relativo all’anno 2017, seguito da Sicilia e Basilicata. Anche nelle tabelle in cui si descrive la percentuale degli studenti (15-19 anni) con profilo di gioco “problematico” in base ad alcuni test specifici raggiunge percentuali alte. Un’analisi che dovrebbe far scaturire più di una riflessione! Chi gioca lo fa perché è convinto che con buone abilità si possa raggiungere il cuore della Dea Bendata e dunque diventare ricchi, anche se del campione intervistato solo 11,9 % ha vinto, il rimanente è andato in pari o ha perso. Il trend inoltre evidenzia che chi è in cerca di prima occupazione e gli studenti sono più a rischio di sviluppare problematicità.

In generale è facile trovare un luogo dove poter giocare e questo non può far meravigliare: i locali in cui si fanno scommesse o giochi simili aumentano a dismisura, la maggior parte può raggiungerlo in meno di 5 minuti a piedi. Va inoltre sottolineato che il 10,8% degli studenti ignora che nel nostro Paese sia illegale giocare per gli under 18 e si stima che 580.000 (33,6%) studenti minorenni abbiano giocato d’azzardo nel corso dell’anno.

Come è possibile che questo accada? Un organo di controllo che sanzioni chi non rispetta il protocollo non c’è? O se esiste non è efficace?

Domande, domande e solo domande. Per approfondire questi dati su un fenomeno spesso chiacchierato, ma forse mai troppo approfondito a dovere da chi dovrebbe, abbiamo fatto qualche domanda a Sabrina Molinaro dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr (IfcCnr) che ha condotto la ricerca.

Dal quadro dei risultati emerge che è aumentata la percentuale dei giovani problematici. Chi sono?

“Coloro che in base alle loro risposte su un questionario, che abbiamo inviato a scuole o enti preposti, hanno esposto un profilo tendente ad una patologia del gioco d’azzardo. Diagnosi che comunque deve stabilire uno psichiatra”.

Quali sono i parametri per i quali si stabilisce se un giocatore sia problematico o potrebbe diventarlo a breve?

“Diversi, ma in particolare sono tre, ovvero: la frequenza con cui giocano, il numero di giochi che fanno con regolarità ed anche il tipo di gioco, in particolare le scommesse sportive e le slot machine. Questo è emerso con la comparazione di un dato: giochi come Gratta&Vinci, Lotto ed Enalotto vengono scelti dalla popolazione in generale, mentre i problematici si riferiscono in modo particolare a questi”.

Al Sud i risultati della ricerca sono più preoccupanti rispetto al Nord. Secondo lei da cosa può dipendere?

“Sono svariati i fattori ma possiamo dire di aver notato che laddove c’è una prevenzione a questa patologia da parte delle Istituzioni, di informazione o iniziative con le scuole, il dato è meno allarmante e sicuramente più sotto controllo”.

La famiglia cosa può fare e come può intervenire per proteggere un giovane da questo demone?

“Può fare tanto, anzi tantissimo. La capacità dei genitori deve essere quella di monitorare i figli in base ai soldi che spendono, farsene rendere conto e capire laddove può sorgere una problematica”.

Ma dopo aver valutato questo screening sul gioco d’azzardo le Regioni possono chiedere ulteriori approfondimenti? La Campania li ha chiesti?

“Alcune regioni ci hanno commissionato ulteriori studi per dettagliare i dati anche a livello provinciale. La Campania però non è tra quelle che ha deciso di approfondire l’argomento”.

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