Media e opinionisti giustificano in ogni occasione la squadra bianconera. La squadra partenopea invece è sempre sottovalutata
Ho la vaga sensazione che il Napoli nonostante gli ultimi risultati, vittoria di Udine compresa, sia ancora sottovalutato dai media e dai soliti opinionisti soloni super pagati da televisioni, radio e social. Mentre il pareggio interno della Juve è passato quasi sotto silenzio, banalizzandolo come un “normale” incidente di percorso. Insomma la Juve è sempre giustificata, mentre il Napoli, che ha ridotto lo scarto dalla Juve a soli 4 punti, viene puntualmente sminuito quando vince perché, come è accaduto nel dopo Udinese, “Velazquez ha sbagliato nel cambiare modulo di gioco impostando una difesa a tre perché ha confuso i suoi finendo col favorire Ancelotti”. Sembra quasi che commentatori e cronisti vogliano mantenere il punto sulle loro previsioni estive tutte in chiave bianconera, per non fare figure barbine. Ci sono però due verità che non possono essere messe in discussione. Punto primo: la Juve, pur vincendo sempre fino a sabato pomeriggio, non ha mai convinto sul piano del gioco, puntando sempre sulle individualità di cui dispone, mentre il Napoli, dopo Marassi, è andato sempre più migliorando organizzazione, soprattutto difensiva, convinzione e fluidità di manovra. Punto due: Allegri può contare su 22 elementi, in pratica due squadre ricche di top players; Ancelotti sicuramente no, ma ha avuto grinta, voce e carisma per richiamare i suoi ragazzi alla realtà, all’esigenza che è diventata necessità di battersi tutti insieme sino all’ultima stilla di energia, aiutandosi in campo per eliminare distrazioni e scoramenti. Sia chiaro che con queste osservazioni non voglio mettere assolutamente in dubbio il fatto che la Juventus sia più forte in tutti i ruoli, però se è vero che il calcio è soprattutto un gioco di squadra allora mi viene da dire che il Napoli, con Ancelotti in panchina, è ancora in crescita, con tutto quel che ne consegue. Udine è stata solo un’ulteriore tappa di avvicinamento per quella “normalità” da squadra di rango che il Napoli sta cercando da anni e che Ancelotti vuole finalmente darle: un rendimento medio alto per una Champions di livello ed un campionato giocato con continuità nel segno dell’impegno costante e della concentrazione sempre alta, senza fiammate improvvise alternate a scivoloni clamorosi. Il recupero di una reale convinzione nelle proprie possibilità e di una forza agonistica che deve nascere dall’animo sono i primi comandamenti che Ancelotti con la sua tranquilla determinazione, col dialogo, ha “imposto” da bonus pater familias ai suoi giocatori, facendo subito breccia nel gruppo che lo ha ascoltato e seguito senza troppi dubbi. E così il Napoli delle incertezze, di qualche paura mal nascosta e vissuta male nel recente passato, si sta trasformando in una squadra solida anche mentalmente, tatticamente ordinata e ben organizzata, dove tutti sono disponibili ad un multiuso tattico con estro e fantasia come arma in più. Udine questo ha detto. E mercoledì c’è la sfida di Champions a Parigi contro il PSG. Alè. Pretendere un Napoli che vada a Parigi ad imporre il suo gioco mi sembra chiedere troppo, ma sperare in una squadra convinta delle sue possibilità e rispettosa della forza d’urto della squadra francese è d’obbligo. Perchè per un Napoli di corsa, in grado di arrivare lontano in Europa, ci vuole del tempo. E di tempo, per questa partita che vale tantissimo in ottica qualificazione, non ce n’è.