Nel libro dei ricordi di Brescia Napoli, diversi momenti non banali. Nel torneo 1980/81 il confronto fra azzurri e rondinelle, vinto dai primi per due reti a uno, vide l’unica rete napoletana di Sua Maestà Ruud Krol. L’olandese, con il suo carisma e la sua classe, trasformò una squadra ormai lontana dalla lotta dal vertice da cinque anni, in una compagine quasi da scudetto, arenatasi solo al fotofinish appannaggio della solita Juve. Dopo la rete di Krol passeranno sei anni per vedere un altro Brescia-Napoli e la rete azzurra ha la firma più d’autore possibile: quella del Pibe de Oro. Il Napoli inaugura il torneo che culminerà con il primo tricolore azzurro al Rigamonti, Diego batte Aliboni e dimostra che non è appagato dopo il trionfo dell’Azteca. Il cammino verso il titolo non sarà privo di scossoni, dopo Brescia quel Napoli dovrà vivere l’eliminazione di Tolosa, pareggi inopinati con le piccole, la paternità inattesa di Diego, prima di trovare con l’arrivo di Romano equilibrio tattico e serenità. Non aveva la classe di Krol e Diego un altro goleador azzurro in casa bresciana, Imbriani, ma anche la sua rappresenta una firma d’autore nella storia di questo confronto. Il Napoli versione 94/95 ha ormai abbandonato i fasti maradoniani, conta gli spicci per sfuggire ai creditori, il nome Co.vi.soc spaventa i tifosi più di Batistuta e Del Piero.
Sulla panca napoletana c’è Boskov, slavo figlio di ‘ndrocchia, che dopa di autostima tutto l’ambiente descrivendo i propri giocatori, spesso onesti pedatori e nulla più, come autentici fuoriclasse. Non sfugge a questa logica Imbriani, giovane beneventano proveniente dal vivaio, lanciato in campo nel finale di campionato, mentre il Napoli quasi coronerà una folle rincorsa all’Inter per un posto in Europa. Segna la sua prima rete azzurra al Brescia Imbriani, conquistandosi la conferma a Soccavo per la stagione ventura. Boskov lo preferirà a Inzaghi Filippo da Parma, sbagliando vista la storia, ma Imbriani pur non diventando attaccante da Nazionale, diverrà da calciatore e allenatore uomo stimato e rispettato dall’intero mondo calcistico, anche dopo la dolorosa morte. Nel 2007, invece ,più che la rete azzurra, segnata in coabitazione da Calaiò e Pià, per un successo importantissimo per gli azzurri di Reja, impegnati in una estenuante rincorsa alla A, ricordiamo un giocatore della squadra avversaria, un ragazzino con una cresta appena accennata, magrolino ma dal gran talento. I suoi tecnici lo descrivono come un incrocio tra Gatti e Nedved, confondendo le idee a chi non lo ha mai visto. Quel ragazzo è già sui taccuini di tanti osservatori, è decisamente più forte di Gatti e non ha la frenesia di Pavel ma ancora più classe del ceco. Pochi mesi dopo vestirà l’azzurro e si chiama Marek Hamsik, che in quell’ormai remoto torneo 2006/07 incrociò da avversario, per le sue sole due volte in carriera, il Napoli . Infine anno di grazia 2010 l’ultimo precedente tra le due compagini, a Brescia fa il “patapato” dell’acqua, sulla panchina siede un tecnico toscano e incazzoso, dal capello ondeggiante e sempre con l’orologio in vista nei minuti di recupero: Walter Mazzarri.
Quel Napoli regalerà ai suoi tifosi per la prima volta dai tempi di Diego speranze scudetto. A Brescia non segnerà Hamsik o Cavani come spesso avveniva in quelle domeniche, ma un altro idolo della folla partenopea, un argentino ammuinatore, il Pocho Lavezzi per il successo finale dei campani.