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Il Napoli non brilla con la Spal

ma prende altri tre punti d’Oro

l’analisi. Luci ed ombre nella gara con gli emiliani. Hamsik suona la carica ma viene fermato dal Var

Napoli velata dalla pioggia umidiccia, Napoli in ombra durante il confronto con la Spal. Si riprende la vetta che all’ora di pranzo gli aveva strappato la Juve (prima sconfitta del Toro di Mazzarri l’orologiaio) ma quanta fatica. Un solo gol, in apertura, il legno colpito da Insigne (tiro deviato) e poi sterili attacchi e il raddoppio di Hamsik annullato dal Var per fuorigioco dello stesso capitano che intanto aveva già festeggiato il suo novantanovesimo centro andando a sradicare la bandierina d’angolo, beccandosi l’ammonizione che gli resterà, come da regolamento seppur fiscale. Promettente l’inizio, con il vantaggio lampo di Allan a capo di un’azione alla Barcellona, quello di Guardiola. Da Jorginho a Mertens a Callejòn per Sammy Davis junior che si presenta davanti a Meret (bravino il portiere estense) e zac, palla nel sacco. A questo punto era lecito attendersi l’over e chissà quanti scommettitori saranno rimasti delusi con la bolletta tra le mani. Partita d’attacco, chiaro. Ma senza la solita incisività. Tanto da indurre gli avversari ad osare nel finale, quando il timido Semplici schiererà insieme Floccari e Paloschi. E chissà che avrà mai pensato il povero Antenucci che era stato costretto a fungere da bella statuina terribilmente solo tra Albiol e Koulibaly. Napoli diverso negli uomini rispetto ai fantasmi scesi in campo contro il Lipsia per l’ennesima bocciatura europea che ha irritato non poco il capitano con la cresta: “Non si possono fare figure simili”. Qualcosa nel subconscio avrà procurato apprensioni varie. La Juve che aveva matato il Toro nonostante avesse perduto Higuain all’alba del derby. Il ricordo ancora fresco della disfatta al cospetto dei crucchi. Noi azzurri primi della classe in Italia presi a pallonate dalla seconda della Bundesliga ma a distanza siderale dal Bayern che è rullo compressore. Tre conclusioni degne di questo nome nel primo tempo, Nessuna nella ripresa, a parte la rete annullata ad Hamsik. Nel grigiore atmosferico. Contagiati pure Albiol e Callejòn che non troveranno lo specchio della porta da posizione invitante. Tridente all’asciutto. E al cronista che ne ha viste tante sono riaffiorate alla mente le messi di gol che Cané di solito riservava alla Spal. Tant’è che si scherzava così: se tutti gli avversari si chiamassero Spal, Faustino sarebbe il re dei bomber. Una riflessione viene spontanea. Anche i titolarissimi sono “umani” e càpita che non sempre possano comandare le partite, specialmente quelle casalinghe, col cipiglio fiero dei guerrieri imbattibili e mai offuscati da stanchezza muscolare. La severità nel giudizio complessivo è figlia della constatazione della povertà tecnica degli avversari. Comunque un altro turno è andato e si è sempre davanti all’unica rivale che è dura a morire (sportivamente parlando, naturaliter). Fuori dalla italica coppa, fuori dall’Europa League – a meno di un evento eccezionale a Lipsia – resta il campionato. Quel terzo scudetto da cucirsi sul petto. Regge più che mai il patto dello spogliatoio. E nessuno più evita di pronunciare quella parola di otto lettere come era accaduto finora. Non ci sono tabelle di marcia particolari da stilare. La via l’ha tracciata Lorenzo Insigne: non ci resta che vincere tutte le partite. Non è impresa semplice, ma neppure impossibile. Dopo aver espletato la rogna della trasferta a Lipsia (una gita premio per gran parte dei non titolarissimi, immaginiamo) non vi saranno più impegni fastidiosi. Un solo obiettivo, chiaro e definito. E possibilmente da non fallire. Perché poi sarebbe difficile spiegare le numerose occasioni perdute (o mandate al vento) nel corso della stagione. Con la iella di infortuni gravi, d’accordo. Ma anche per l’ostinata rinuncia a rinforzi che avrebbero giovato al gruppo. E per la leggerezza con cui ci si è liberati di elementi (e ad alcuni si è rinunciato) che avrebbero potuto fare comodo nel percorso ancora lungo verso la conquista di quel triangolino tricolore che una città intera aspetta da un’eternità.

Nove vittorie consecutive in serie A

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