Gli errori commessi a Milano contro l’Inter rappresentano il limite della squadra di Gattuso. A cominciare dalla reazione del capitano
L’analisi della partita immeritatamente persa contro l’Inter merita tuttavia un doppio binario di valutazione, prima tecnico poi di carattere, per provare a decifrare il possibile futuro del Napoli in una stagione che, nonostante le quattro sconfitte e il punto di penalizzazione, vede gli azzurri a soli cinque punti dalla capolista Milan, ancora imbattuta. Sotto il profilo tecnico e tattico, a sommesso avviso di chi scrive, vanno fatti gli applausi al più bel Napoli di Gattuso. Alla straordinaria capacità di interpretazione e di lettura della gara contro la squadra più potente e qualitativamente forte del campionato e con l’allenatore tra i più pagati dell’intero pianeta calcio. Al Meazza si è visto un Napoli solido, concentratissimo, in grado di dettare i tempi di gioco e la manovra con un palleggio accorto e preciso per arrivare sotto la porta di Handanovic. Un Napoli, quindi, in grado di lottare per l’altissima classifica. Il calcio, però, nella sua crudeltà, ha fatto sì che nell’unica occasione presentatasi ai nerazzurri nel secondo tempo, Ospina ha mandato giù in area Darmian per un rigore sacrosanto, trasformato da Lukaku insolitamente fuori dalla partita. È proprio dopo l’assegnazione del rigore da parte del mediocre arbitro Massa, che a nostro giudizio, nasce la necessità di verificare il reale carattere della squadra che ha l’esigenza di essere sempre “sul pezzo” con la testa anche in momenti difficili. Mi riferisco all’espulsione rimediata da Insigne per aver mandato… in bagno il direttore di gara in modo plateale.
Era proprio necessario farlo? Non sono certo un moralista, però affermare che il “vaffa” detto all’arbitro non era da espulsione come ha poi sostenuto Gattuso e anche molti opinionisti e addetti ai lavori, non lo capisco proprio. Soprattutto tra mega professionisti che hanno un dovere e delle regole da rispettare. È verissimo che in campo se ne dicono di tutte ma Insigne era capitano e aveva solamente tutto il diritto di chiedere spiegazioni a Massa a nome dell’intera squadra. Ma aveva, Insigne, anche il dovere, da capitano, di tenere bene a freno la lingua sapendo che: a) dopo il tiro dagli undici metri sarebbe stata necessaria la massima determinazione per attaccare e recuperare il probabile svantaggio, b) dopo tre giorni ci sarebbe stata un’altra gara importantissima da disputare, c) che la squadra nelle prossime gare avrebbe dovuto già privarsi della presenza di Mertens e Osimhen, infortunati. Come non pensare a non danneggiare i compagni? Insigne, però, come capitato altre volte in passato, anche con compagni, allenatori e tifosi, s’è fatto invece prendere dalla rabbia istintiva di chi presume di stare subendo un torto soprattutto dopo che alcuni minuti prima Handanovic con un miracolo gli aveva strozzato in gola l’urlo di gioia per un gol che sarebbe stato straordinario. E questo aspetto sul carattere, anzi, sulla caratterialità della squadra, merita uno studio approfondito da parte di Gattuso, importante come e più di quanto il tecnico sin qui abbia saputo fare tanto bene tatticamente con l’organico a disposizione. È pur vero che i “se” e i “ma” nel calcio lasciano il tempo che trovano, ma con Insigne ancora in campo il Napoli avrebbe o non avrebbe avuto una possibilità in più di recuperare svantaggio e partita? Ecco, se Insigne è da 3 in pagella per il comportamento avuto che ha danneggiato la squadra, anche Gattuso non è da meno perché le sue parole di giustifica non sono certo da potersi condividere. Soprattutto perché pronunciate dal leader del gruppo che non può assolvere l’atteggiamento tenuto dal suo capitano in un momento topico della partita.
Un errore grave, anzi due, a nostro sommesso avviso ben più gravi della stessa immeritata sconfitta. Però, se è vero che le delusioni e le ferite restano dopo errori commessi a proprio danno, è anche vero che da certe situazioni chiusesi negativamente si possono poi ottenere effetti benefici. Lezioni salutari per riflettere, rialzarsi e ricominciare. Insigne, la squadra e lo stesso Gattuso ne facciano esperienza utile e tesoro. Già dalla gara contro la Lazio.