Ha vinto tutto, è insieme a Cristiano Ronaldo, il giocatore in attività di servizio più “decorato”. Ma nella ormai sua lunghissima e prestigiosa carriera non gli è mai capitato di giocare al San Paolo, nel tempio che vide sulla scena Diego Maradona, il suo idolo, il campione al quale è stato accostato e che lui venera, come tutti gli argentini. Un esordio quindi denso di significato per Leo Messi, quello di martedì prossimo al San Paolo. E che abbia per lui appunto un significato particolare lo si evince anche dall’intervista, lunga e interessante concessa al Mundo Deportivo, il quotidiano sportivo spagnolo.
Un’intervista corposa nel corso della quale l’asso argentino interviene subito sulle voci che lo vogliono in procinto di lasciare il Barcellona: “Non riesco a pensare di lasciare il Barcellona. Se un altro club mi vuole non ci sono problemi, ma vorrei continuare a vincere col Barcellona.
E sulla sfida al Napoli?
“Da tanto tempo volevo giocare al San Paolo ma non mi era mai capitato. Ora è arrivato il momento e sono molto entusiasta di vedere com’è, anche se è un altro stadio dato che è stato rinnovato e la gente è diversa. Ma l’esperienza di giocare lì sarà molto bella. Conosco i napoletani e la loro follia per il calcio. Ho avuto alcuni compagni che hanno giocato lì, come Lavezzi, e mi ha raccontato cosa ha vissuto e per questo sono entusiasta di andarci”.
Quali sono i grandi rivali della Champions?
“Sono tutte sfide difficili, basti pensare alle sconfitte di Psg col Borussia e del Liverpool e Madrid. Credo che oggi Liverpool, Juventus, Psg e Real siano le squadre più forti”..
E sul momento del Barcellona?
“Stiamo attraversando un processo di cambiamento degli allenatori. Ognuno ha le proprie idee, un altro modo di pensare, di giocare, e noi ci stiamo adattando. Non è facile perché veniamo da Valverdere che ci chiedeva cose diverse rispetto all’attuale tecnico. Ma stiamo crescendo e ci sono ancora margini. Se vogliamo vincere, dobbiamo migliorare in tutto. Quanto ad Abidal non so cosa sia successo, ma ho risposto perché mi sentivo attaccato. Stava accusando i giocatori. Mi dava fastidio che un dirigente stesse attribuendo ai giocatori un licenziamento come quello di Valverde. Alla fine è lui, Abidal, che prende le decisioni. Per questo sono andato da lui a chiarire. Ora comunque l’ambiente è molto più tranquillo. Pensiamo solo al calcio e non ad altre cose”.
Che cosa chiede l’allenatore Setien?
“Mi dà molta libertà, a volte gioco da “nove” e altre da esterno. Ma tutti mi danno libertà in mezzo al campo. Lui è una persona intima e loquace, che cura i dettagli, che ama il calcio e che ne parla costantemente”.